martedì 7 giugno 2022

TRIALS CLINICI, COSTI PER SOSTENERLI, DECENTRALIZZAZIONE, RIPERCUSSIONI SUL PREZZO DEL FARMACO E…”MA NON CIELODICONO”.


Lo sviluppo di farmaci comporta sempre un alto rischio che le cose non vadano sempre esattamente per il verso giusto. Una statistica comunemente citata rivela che il 90% dei programmi fallisce durante la fase di sperimentazione clinica, principalmente a causa della mancanza di una comprovata efficacia clinica. Solo negli Stati Uniti, ogni anno, vengono proposti e registrati migliaia di studi e se ci si limita a voler vedere la parte del bicchiere mezzo vuoto, già sappiamo a priori che quindi, ogni anno, potremo raccontare di una vasta gamma di risultati deludenti tra cui scegliere per poi scriverne la qualunque in termini di impatto negativo. 

Impatto negativo sui pazienti, ad esempio, dal momento che se lo sviluppo del farmaco fallisce, adiòs all’approvazione di “quella” terapia, per “quella” patologia. Impatto negativo sulle motivazioni e gli sforzi dei ricercatori e sviluppatori di quei farmaci, sul cui programma si è investito a manetta ( e non parlo d denaro ) facendo affidamento sul raggiungimento di un risultato positivo (https://ilgeneegoista.blogspot.com/2022/01/il-dietro-alle-quinte-che-ha-condotto.html).

Omettendo di citare l’alea per cui, a volte, potremmo assistere ad un riassestamento di una determinata classe di farmaci che va a consolidarsi in nuove aeree terapeutiche. All…been there, done that.


Ed ecco che quindi, tanto per dare un esempio di concretezza, quelli che elenco di seguito, rappresentano i 10 “flop” più significativi degli studi clinici del 2021. (https://www.fiercepharma.com/clinical-data). Mi spiace sinceramente se chi si prenderà la briga di andarli a leggere, si troverà di fronte a questo warning cercando di leggere l’articolo: “You are not authorized to access this page”.

Rimane sempre e comunque, per alcuni, l’alternativa di contare sino a 1.000 prima di “sparare” pretestuose, quanto inutili illazioni prima di sciorinare i soliti luoghi comuni sull’industria farmaceutica che sempre e comunque viene tutta identificata come Big Pharma, di cui, almeno il sottoscritto, ne ha le tasche piene, nonostante il tamburellante appoggio salvifico della ormai consolidata, quanto anch’essa “melliflua” ed impreparata fanbase. ( stranamente poi alcuni “personaggi” ce li ritroviamo, nemmeno tanto miracolosamente, quanto per interessi personali o per frutto di mercateggiamenti, seduti su comode poltrone, dalle più blasonate alle più “provinciali”  ma che in ogni caso dovrebbero servire per fare gli interessi pubblici di coloro che non hanno voce in capitolo). A tutto ciò corrisponde sempre una check list positiva o negativa? Non lo so, fate voi in base alle personali esperienze, ma siate onesti con voi stessi.

Quello che mi preme sia chiaro e che cito traducendo è: “Non c'è bisogno di dire che è molto difficile inventare nuovi farmaci. I farmaci rivoluzionari, e anche i drug candidates “miracolosi”, sono infatti rari, perché la ricerca farmaceutica è un problema di ottimizzazione multi-parametro: devono essere soddisfatte simultaneamente molte condizioni affinché un nuovo composto manifesti la capacità di migliorare seriamente le vite dei pazienti" (https://pubs.acs.org/doi/10.1021/acs.jmedchem.7b01445).


Vaccino Ad26.Mos4.HIV di J&J - Indicazione HIV

Bintrafusp alfa di GSK-Merck KGaA - Indicazione tumori multipli solidi

Vaccini e terapie COVID-19 (https://www.fiercebiotech.com/special-reports/2021s-top-10-clinical-trial-flops)

GLPG3970 di Galapagos-Gilead - Indicazione Artrite reumatoide e Colite ulcerativa

Gosuranemab di Biogen - Indicazione Alzheimer

Ligelizumab di Novartis - Indicazione Orticaria spontanea cronica

Il pevonedistato di Takeda - Indicazione Sindrome mielodisplastica e leucemia mieloide acuta

Rilzabrutinib di Sanofi - Indicazione Pemfigo volgare

Il tominersen di Roche-Ionis - Indicazione malattia di Huntington

Verdiperstat di Biohaven - Indicazione Atrofia multisistemica


Volendo spendere due parole a commento di questo elenco, ciò che spicca rispetto a quanto avvenuto negli anni precedenti è il numero molto alto di impasse nello sviluppo di farmaci relativi all’area COVID-19; cosa che non mi stupisce più di tanto dal momento che lo sviluppo molecolare in questo particolare settore, è iniziato solo nel 2020, quando la grave natura della pandemia, è diventata lampante per tutti.

A costo di risultare ripetitivo, inevitabile vista la cocciutaggine di molti, appare evidente come le indicazioni di questi farmaci spazino, oltre i vaccini, dal trattamento dell’HIV a farmaci per i trattamento del cancro, passando per le malattie neuro-degenerative e le malattie immunologiche/infiammatorie. Ciò implica che risulti impegnata una vasta gamma di aziende, da quelle biotecnologiche più piccole ai gruppi appartenenti a Big Pharma. Chiara abbastanza il concetto?


In questo articolo (https://www.science.org/content/blog-post/awful-trials?fbclid=IwAR1_oRMWs7H4I0hgJbhKbk5UGNuhSPhur7zq8kom2OVKmTIk1tUQpY2Tijg&) che andrebbe letto da chiunque e con attenzione data la “semplicità” del linguaggio, Derek Lowe scrive: “"Un grosso problema con queste storie è che pochissimi capiscono come funziona un trial clinico, o come funziona la statistica per interpretarlo. Così ogni sorta di dati inaffidabili vengono presentati come se fossero completamente solidi e indubitabili, e sono "risultati" da "trial" miseramente controllati, di potenza statistica insufficiente, male interpretati, etc.

E poi ci sono quelli che non reggono assolutamente. Quelli che sono convinti che l'ivermectina è un farmaco miracoloso contro il coronavirus citano meta-analisi di dati di trial clinici per supportare la loro tesi, ma i risultati più corposi dentro quelle meta-analisi sono ormai crollati…………….Sfortunatamente, le convinzioni appassionate non hanno alcun potere per poter curare la gente da una malattia.”

Ma non è detto che, proprio i trials clinici ad esempio, il cui costo è in costante aumento per svariati motivi, possano rappresentare un elemento di spesa nell’ambito dello sviluppo farmaceutico, anche se, soprattutto il Italia, quando si inizia a parlare di spesa farmaceutica, si aprono squarci di fantasia inaudita con tanti saluti al buon senso e dove si fa a gara per confondere le idee a proposito di chi guadagna su cosa, e come.

Fortunatamente, si sono individuate nuove vie e la “decentralizzazione” dei trials clinici pare essere in grado di ripagare dal punto di vista finanziario e non solo (https://www.fiercebiotech.com/cro/decentralized-studies-offer-financial-benefits-says-new-study).


Ciò detto, il grottesco è che si taccia su quanto chiarito dal Presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi, e difficilmente smentibile (nel caso ci fosse qualche illuminato in grado di farlo, sarei ben felice di ascoltarne le argomentazioni, mentre le opinioni le confinerei ad altri lidi) nel corso dell’International Clinical Trials Day: "Le aziende farmaceutiche si fanno carico di tutte le spese connesse agli studi, come ospedalizzazione, farmaci ed esami diagnostici. E assicurano così al Servizio Sanitario Nazionale importanti risorse e minori costi. Ogni euro investito in Italia dalle imprese, secondo un’indagine di Altems, genera un beneficio complessivo per il Ssn pari a 2,77 euro”. 

Occorre quindi saper cogliere la palla al balzo e far si che l’Italia si collochi in una posizione di rispetto nella R&S clinica. Ovviamente tutto ciò avrà un “prezzo” da pagare. Nel caso non lo si facesse si correrebbe il rischio di essere sopravanzati da altri Paesi, ed a patirne non sarebbe solo il SSN e relativi investimenti, ma l’insieme tutto degli incolpevoli pazienti. Tradotto, dovremo diventare sempre più competitivi, cercando di attirare una buona fetta di quegli oltri 1.200 miliardi di euro che saranno investiti nel mondo in R&S tra il 2021 e il 2026.

Ci sono treni che passano ad orari che non vengono sempre pre annunciati; o li prendi al volo oppure se ti gira male ti attrezzi per raggiungere a piedi la meta, anche se in questo caso non sarebbe esattamente proprio un gioco da ragazzi. Che poi, per salire su quel benedetto treno basterebbe poi solo creare le condizioni migliori per attrarre gli investimenti e ottimizzare e rendere più flessibili le procedure che vengono richieste per lo sviluppo di nuovi farmaci, attraverso, e sarebbe l’ora, il varo di quei decreti capaci di rendere attuativo il Regolamento europeo sulla Sperimentazione Clinica. (https://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=104924). 


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