lunedì 9 ottobre 2023

FARMACI GENERICI: TRA FALSI MITI FALSE VERITA’ ED IMPRECISIONI. (2)





Per chi non ne ha mai visto uno, come ve lo immaginate un impianto industriale occidentale di sintesi di API (principi attivi farmaceutici)? La fotografia postata, sia pure con tutti i limiti, potrebbe aiutare a renderne un’idea. Come funziona? Innanzi tutto la gestione è ad appannaggio di ingegneri chimici, non senza l’indispensabile apporto dei chimici farmaceutici (Medicinal Chemists) e dei chimici di processo (Process Chemists) con i quali molto spesso, sia pure con i dovuti distinguo tra le due figure, esistono inevitabili divergenze a proposito dello “scale-up” ossia la metodica per passare da un processo di fabbricazione/sintesi iniziato in laboratorio utilizzando quantitativi dell’ordine di mg/g ad una vera e propria produzione “industriale” attraverso il passaggio a kilolab (ambienti di laboratorio che utilizzano grandi reattori per produrre quantità nell’ordine di chilogrammi di materiale o farmaco) oppure su un impianto pilota.


Sia i Medicinal Chemists che i Process Chemists ricoprono un ruolo fondamentale ed è opportuno chiarire le differenze per comprendere il “dietro le quinte” del capitolo “generici”. I Medicinai Chemists si dedicano alla sintesi  di composti appropriati ( da un punto di vista quantitativo si tratta, come già detto, di mg/g ) seguendo una valutazione biologica e applicata su modelli animali che possano in seguito essere tradotti in un farmaco sicuro ed efficace. Ai Process Chemists invece tocca l’onere di mettere in pratica quest’ultimo passaggio dal momento che sono coloro con le maggiori competenze per lavorare attorno a quei reattori. 


Trasferire quanto prodotto in laboratorio dal Medicinal Chemists ad un impianto pilota (ovviamente una scala ridotta dell’intero impianto di produzione) è tutto fuorché uno scherzo dal momento che occorre perfezionare tutti quegli elementi che sono alla base dell’iniziale processo di sintesi dell’API quali: formule e pesi molecolari, rese, materie prime, temperatura, solventi, reagenti, impurezze da rimuovere ecc. passando dalla produzione nell’ordine di milligrammi o grammi ai kilogrammi o ai quintali cosa che accade molto più raramente di quanto si sia abituati a pensare. Perché?…Semplicemente per il motivo che dietro a tutto ciò che in laboratorio filava tutto liscio può manifestarsi un’incognita non prevista ed inciampare in un intoppo (sette/otto volte su dieci) è questione di un nonnulla.

E questa consapevolezza rappresenta il motivo per cui a volte emergano tra le due categorie delle più che ovvie “divergenze”.

Il fine ultimo resta comunque l’acquisizione di un buon rendimento unito alla migliore riproducibilità possibile del processo mantenendo i massimi criteri di sicurezza, affidabilità e benefici economici.

Insomma, un insieme di passaggi non scontati  soprattutto quando si parla di brevetti…brevetti scaduti.


Già!!! Perchè esaminando il brevetto, quanto prodotto dai Medicinal Chemists che hanno lavorato sul farmaco originatore ossia la sintesi su piccola scala vien fuori e non sarebbe adeguato iniziare a produrre a manetta da parte di un genericista 

senza un passaggio di tutte le componenti tecnologiche messe a punto dall’impianto dell’originatore a meno di non sviluppare daccapo l’intero processo produttivo. E come scritto nella prima parte del post (https://ilgeneegoista.blogspot.com/2023/10/farmaci-generici-tra-falsi-miti-false.html) la compliance cGMP ossia le Current Good Manufacturing Practices o Pratiche di Buona Fabbricazione è “assicurata” a partire dall'autorizzazione condizionata delle aziende a garantirla e dalle ISPEZIONI (FDA/EMA) con tutti i limiti del caso di cui ho già scritto. Per chi pensasse che in fondo il tutto si traduca in un ammasso di carta, rammento che c’è “carta e carta”.


Siamo sempre lì….la frase “il fine giustifica i mezzi” attribuita a Machiavelli si rispolvera tradotta nel suo significato più becero allorquando il fine è dato dal taglio della spesa farmaceutica mentre il mezzo è rappresentato da qualsiasi cosa sia adatto allo scopo costi quel costi ed “imposto” a livello normativo.

Non a caso la direttiva 2004/27/CE riteneva idonea l’autocertificazione di conformità alle Norme di Buona Fabbricazione

per avere il via libera all’importazione da parte delle Industrie produttrici di API operanti al di fuori dell’Unione Europea (leggasi Cina o India ad esempio) mentre la produzione occidentale di farmaci generici continuava a richiedere un attento monitoraggio attraverso le ispezioni. Come non bastasse nel 2011 venne emanata un’ulteriore direttiva europea secondo la quale l’equivalenza degli standard produttivi rispetto a quelli europei poteva essere garantita da una semplice attestazione rilasciata dalle National Health Authority dei Paesi extra europei. Cribbiolina che tutela della salute pubblica!!!

Quanto alla sola Italia, avete presente la conversione in legge, con le modifiche del decreto-legge 18 ottobre 2012, n.179, recante ulteriori misure urgenti per la CRESCITA del Paese operata durante il Governo Monti che obbligava a mio avviso più che discutibilmente la dicitura del principio attivo in ricetta? Bene!!!…Anzi no! Ah beh già, scordavo la sostenibilità della spesa ;).

Tutto ciò difatti è traducibile in numeri allorquando vien fuori che i farmaci generici con il loro 25% di quota di utilizzo impattano sulla spesa per un 10% non scordando che i farmaci con brevetto scaduto rappresentano un buon 70% del consumo farmaceutico pari al 50% della spesa. Capita l’antifona?


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