E venne il tempo anche del vaiolo delle scimmie, con la sua immancabile striscia quotidiana su vari TG, Radio ed affini, dopo che sono stati recentemente confermati alcuni focolai non in zone tipicamente confinate nell'Africa centrale e occidentale ma bensì, inaspettatamente, in una ventina di Paesi tra Europa (Italia compresa), Stati Uniti, Canada e Australia ecc. per un totale di circa 600 casi documentati.
Il vaiolo delle scimmie, nell’uomo, si manifesta come una zoonosi causata dal virus del vaiolo delle scimmie, un orthopoxvirus, considerabile alla stregua di un parente stretto del virus del vaiolo umano. Stiamo facendo riferimento comunque, ad una malattia certamente rara, trattabile, che in genere si presenta con febbre, lesioni cutanee e linfonodi ingrossati, e che può causare, come molte altre infezioni, complicazioni come infiammazioni cerebrali e polmonari. Ma il tutto si può tranquillamente derubricare ad un evento clinico di scarsa gravità. Per cui...eviterei qualsiasi "apriti Cielo"!!!
Il 24 maggio scorso, Hugh Adler della Liverpool School of Tropical Medicine, ha pubblicato (Lancet 2022, DOI: 10.1016/S1473-3099(22)00228-6- https://www.thelancet.com/journals/laninf/article/PIIS1473-3099(22)00228-6/fulltext ) uno studio retrospettivo in cui sono stati esaminati i trattamenti off-label con antivirali (Tecovirimat e Brincidofovir) di 7 pazienti affetti dal vaiolo delle scimmie nell’arco di tempo 2018 - 2021 per valutarne l’attività sia sui sintomi che sulla capacità di inibire la contagiosità e quindi fornire indicazioni su come questi farmaci potrebbero funzionare.
Bene, che cosa è emerso da questo ridottissimo campione? I tre pazienti trattati con 200 mg. di brincidofovir per via orale una volta alla settimana hanno dovuto interrompere il trattamento dopo un innalzamento elevato degli enzimi epatici che propendevano per un'infiammazione o una lesione del fegato, mentre il paziente a cui sono stati somministrati 200 mg di tecovirimat orale due volte al giorno per 2 settimane non è incorso in effetti avversi ed ha manifestato una durata dei sintomi più breve.
Benché Adler abbia intravisto segnali promettenti in tecovirimat, la dimensione del campione è molto ridotta, per cui, una simile tipologia di analisi e studio potrebbe e dovrebbe servire da trampolino di lancio per ricerche sempre più ampie, accurate ed esaustive.
Premesso che il vaiolo, essendo stato dichiarato ufficialmente eradicato nel 1980, non annovera antivirali attualmente esistenti che siano stati impiegati su esseri umani affetti da vaiolo, finora, solo un antivirale, il Tecovirimat, commercializzato con il marchio Tpoxx, è stato approvato in Europa per il trattamento di diversi disturbi, tra cui il vaiolo delle scimmie ed il classico vaiolo, mentre negli USA, la Food and Drug Administration, nel 2018, si è limitata a quest’ultima indicazione. Questa molecola si comporta come un inibitore della proteina p37, fondamentale per la formazione e la fuoriuscita delle particelle virali dalle cellule infettate. ll suo impiego, in sostanza, si configurerebbe solo in caso, c’è da augurarsi fantascientifico, di attacco terroristico.
Anche il profarmaco di Cicofovir (leggasi più sotto), assunto per os Brincidofovir, noto commercialmente come Tembexa è stato approvato per il trattamento del vaiolo dalla FDA, in quanto inibendo la DNA polimerasi virale, impedisce la replicazione del DNA . Ciò è in grado, nei test di laboratorio, di stoppare la crescita del virus che causa il vaiolo e di mostrarsi efficace nel trattamento di animali affetti da malattie simili al vaiolo.
Un discorso a parte merita invece il Cidofovir, ugualmente un inibitore della DNA polimerasi, che a differenza dei primi due, non è però stato approvato dalla FDA per il trattamento delle infezioni da virus variola, pur avendo dimostrato nei test di laboratorio, la capacità di fermare la crescita del virus che causa il vaiolo e di essere efficace nel trattamento di animali affetti da malattie simili al vaiolo. Utilizzato endovena mostra certamente un ampio spettro ed una attività che lo avvicina al long-acting, in virtù di quella che può essere considerata una lunga coda lipofilica.
Ovviamente, non risultando né fattibile né etica una sperimentazione dell’efficacia di questi farmaci sull’uomo, questi antivirali sono stati approvati seguendo la cosiddetta “Animal Efficacy Rule”, ossia basandosi su studi animali (i.e., primati non umani e conigli nella fattispecie). Successivamente, la sicurezza, la tollerabilità e gli effetti collaterali, sono state testate su persone sane o portatrici di altre infezioni virali.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.