Il film “Bastardi senza gloria”, mi insegnò come molte volte la Storia non piaccia, e che, grazie ad una abile regia, si può proporre un modo in cui alcuni eventi avrebbero potuto andare diversamente, magari sovvertendo il finale ( lo aveva già scritto anche Nietzsche del resto ). In questo caso la Storia è ancora tutta da scrivere, ma la genesi no, e ciascuno la legge come gli pare, esaltando od omettendo gli aspetti più ripugnanti. (purtroppo, al contrario del film, non potendo modificare gli accadimenti). A beneficio di chi, in stile ciclostile, dispensa commenti che trasudano un incomprensibile astio, stizza, arroganza farciti da una presunzione tipica del più egocentrico narcisista convinto sostenitore del proprio status, dove per status leggasi “In principio era il Verbo, e il Verbo era presso di lui e il Verbo era lui”, riporto qui situazioni, esperienze di vita reale, verificabili, su alcune dinamiche in essere e su cui magari riflettere, senza velleità di suggerire come migliorare il presente e senza avventurarmi in alcun tipo di analisi geopolitiche sulle cause, pro/contro che siano, vista la complessità della narrazione storica, riguardante anche il versante Occidentale. Una buona occasione, insomma, per ribadire, ancora una volta, no grazie! Nessun commento, nessuna analisi in merito, il clima mi sembra già cosi sufficientemente “caldo” e “schierato”.
Da quando le forze russe hanno invaso l'Ucraina il 24 febbraio, si è subito registrata da parte della comunità scientifica, un'ondata di preoccupazione per i residenti in Ucraina. Molti ricercatori residenti all’estero, ma con stretti legami con l'Ucraina, come la dottoranda della Keele University Valentyna Slyusarchuk, non ha avuto remore nel “confessare” di essersi buttata a capofitto nel lavoro, nel tentativo di allontanare inevitabili pesanti pensieri di morte. Prendere il primo autobus disponibile al mattino per recarsi al lavoro, rientrando a casa il più tardi possibile, le ha permesso, per quanto possibile, di avere un qualche cosa su cui concentrarsi.
Contestualmente, Donna Huryn dell'Università di Pittsburgh, che in Ucraina ha tutta la famiglia, in una intervista ha dichiarato: “Gli ucraini sono molto orgogliosi della loro eredità ed identità”. Sono riusciti a conservare la loro cultura e religione, nonostante siano stati sotto il dominio sovietico per così tanti anni ed ascoltare persone affermare che l'Ucraina non è un Paese è irritante".
In ogni caso la comunità scientifica ha immediatamente offerto finanziamenti per la ricerca, aree per i laboratori ed alloggi ai ricercatori fuggiti dall'Ucraina. No! Non si tratta, delle solite parole di circostanza, figlie di quelle che vengono considerate le false comunicazioni della propaganda Occidentale. E per gli scettici di professione, indico che queste risorse sono raccolte in fogli di calcolo online (https://docs.google.com/spreadsheets/d/1HqTKukfJGpmowQnSh4CoFn3T6HXcNS1T1pK-Xx9CknQ/edit#gid=320641758) e su una mappa sul sito Web di Science for Ukraine (https://scienceforukraine.eu).
Enamine è una delle numerose aziende con sede a Kiev, “colpite” dal conflitto, impegnata nella sintesi di prodotti chimici di base come insiemi (vaste librerie) e nello screening di tali librerie per singoli composti a beneficio dei produttori di farmaci di tutto il mondo. Più recentemente (2020) è entrata a far parte integrante nel progetto COVID Moonshot, un consorzio senza scopo di lucro aperto agli scienziati di tutto il mondo con l’obiettivo di sviluppare un farmaco antivirale orale non brevettato per il trattamento della SARS-CoV-2. Società di questo tipo hanno iniziato a fiorire in Ucraina e Russia dopo la caduta dell'Unione Sovietica, quando i chimici che lavoravano per lo Stato sono stati praticamente costretti a rivolgersi al settore privato, per trovare nuove opportunità di lavoro e di ricerca.
Ebbene, Ed Griffen, co-fondatore della MedChemica con sede nel Regno Unito nonché team leader del progetto COVID Moonshot, aveva concordato una possibile visita alla Enamine a Kiev e in un'e-mail ha dichiarato come l’azienda fosse stata sempre puntuale nel portare a termine i vari progetti intrapresi. “Ovviamente siamo tutti estremamente preoccupati per i nostri partners a Kiev ma li sosterremo in ogni modo, così come loro hanno sempre sostenuto ed aiutato noi”.
Dal 28 febbraio, C&EN (Chemical & Engineering News, un periodico settimanale a pagamento pubblicato dalla ACS, che propone informazioni tecniche e professionali nel campo della chimica e dell'ingegneria chimica), ha mantenuto, attraverso l’utilizzo di tutte le piattaforme possibili e disponibili, strettissimi rapporti con Ivan Kondratov, Principal Scientist Medicinal Chemistry di Enamine. Kondratov, pur continuando a svolgere le proprie mansioni lavorative non ha lesinato di fornire informazioni. Lui e la sua famiglia, quando sono iniziati gli attacchi russi, si trovavano nell'Ucraina Occidentale, e ciò gli ha permesso, finora, di sfuggire al peggio. Kondratov continua a coordinare i vari progetti cercando di garantire anche la sicurezza dei propri colleghi, pur trovandosi ad una certa distanza.
Egli ha dichiarato che: È impossibile fare qualcosa quando sai che l'allarme antiaereo può suonare in qualsiasi momento. Ovviamente la priorità è garantire la sicurezza, pertanto tutti i solventi e i materiali infiammabili sono stati nascosti o rimossi”.
Un'altra società chimico-farmaceutica che ha subito forti ripercussioni è stata la Life Chemicals. Quando la Russia ha invaso l’Ucraina, l’azienda che attualmente conta su 120 effettivi, la metà dei quali chimici, ha chiuso sia gli uffici che il sito di produzione a Kiev, nella speranza di riaprire il 28 febbraio. Ma come sottolineato da Vasily Pinchuk, vicepresidente vendite e marketing dell'azienda, ucraino di nascita ma con residenza in Canada: "Non è ciò che avvenuto, ed in questo momento è molto difficile dire quando ciò accadrà. Fortunatamente stiamo ricevendo molto supporto dai nostri clienti, che, come noi, sperano che le cose tornino alla normalità il prima possibile”.
Sia Kondratov che Pinchuk, hanno altresì confermato come molti dei loro dipendenti abbiano lasciato Kiev per rifugiarsi nelle campagne limitrofe mentre altri si sono spostati nella parte occidentale del Paese.
Sebbene siano state imposte sanzioni economiche alla Russia, sono molto forti le pressioni che chiedono agli scienziati sovietici di porre fine anche alle collaborazioni con la Russia. Molti leaders del settore biotecnologico si sono già impegnati nel troncare qualsiasi attività economica con le imprese russe (https://medium.com/@BusinessLeadersForUkraine/call-for-business-leaders-to-economically-disengage-from-russian-industry-5e0352f89f5a). Alinda Chemical, Aronis e InterBioScreen Ltd. sono società con sede in Russia che, come Enamine e Life Chemicals, forniscono ampio supporto all'industria farmaceutica.
C&EN ha tentato di chiedere a queste tre Società cosa ne pensassero di un eventuale boicottaggio nei loro confronti, senza tuttavia ottenere alcuna risposta. Idem contattando la ChemDiv e la ChemBridge, due società di servizi farmaceutici con sede a San Diego, attualmente impegnate in onerose operazioni di collaborazione in Russia.
Attualmente, L'Alleanza delle Organizzazioni Scientifiche in Germania ha interrotto tutte le collaborazioni con gli scienziati russi. Una dichiarazione del 25 febbraio del gruppo ribadisce che "L'Alleanza è consapevole delle conseguenze di queste misure ma allo stesso tempo, in nome della scienza, le deplora profondamente " (https://www.dfg.de/download/pdf/dfg_im_profil/allianz/220225_statement_allianz_ukraine_en.pdf).
Nulla di strano quindi se uno dei membri dell’Alleanza, il German Academic Exchange Service (DAAD), abbia sospeso tutti i finanziamenti atti a favorire gli interscambi accademici tra Germania e Russia, pur dichiarando in una nota a firma di Joybrato Mukherjee, che: "Sappiamo come questo provvedimento possa creare anche ingiustizie, colpendo numerosi accademici e studenti impegnati a favorire condizioni pacifiche e atti costituzionali, per sviluppare relazioni di buon vicinato. Siamo consapevoli che molti dei nostri amici russi e delle nostre istituzioni partner russe respingono l’invasione dell’Ucraina dal profondo del loro cuore ma allo stesso tempo, con lo spettro della guerra che incombe, riteniamo indispensabile rivedere criticamente le modalità con cui sviluppare le relazioni di scambio con la Russia”. (https://www.daad.de/en/the-daad/communication-publications/press/press_releases/einschraenkung-austausch-russland/).
Ovviamente sia Kondratov di Enamine sia Pinchuk di Life Chemicals sono favorevoli a tali azioni e sono fautori di una totale interruzione di ogni contatto e collaborazione scientifica. Le parole di Kondratov sono al riguardo piuttosto chiare: ”È davvero importante garantire l'intero isolamento della Russia dal resto del mondo, aggiungendo come l’intera comunità scientifica dovrebbe dimostrarsi solidale contro la Russia”.
IMHO, sebbene diversi scienziati russi che collaborano con C&EN si siano anche espressi per accettare tali iniziative, non si dovrebbe dimenticare come queste costituiscano provvedimenti con una visione a breve termine per la risoluzione del conflitto, mentre non si dovrebbe dimenticare l’impatto che tali risoluzioni possono determinare a lungo termine sull’intero comparto della scienza russa ed in particolare modo sul futuro dei ricercatori più giovani. Ma tant’è, pare proprio che il fiorire di sempre più numerosi social serial weeper, favoriscano un accantonamento di una banalissima, quanto auspicabile ragionevole visione d’insieme nel lungo periodo. Insomma, nihil sub sole novum.
Ed ecco che ora, a giochi ormai fatti, le parole del chimico dell'Università Statale di Mosca Alexei Khokhlov, non suonano affatto stonate, ma come sempre, a molti non piacendo, meglio far orecchie da mercante. “Proprio non riesco a capire come lo stop alle collaborazioni scientifiche possa essere d’aiuto in una situazione come quella attuale”. Certamente non sarà facile, ma, molto lucidamente spiega anche quella che in futuro dovrà essere necessariamente quella che lui definisce la sua missione. Aiutare gli scienziati più giovani che non hanno maturato abbastanza esperienza ad adattarsi ai cambiamenti in corso ed a incoraggiarli e supportarli nel continuare una carriera scientifica di successo. Possiamo dargli torto? Anche quando, pur essendo tutt’altro che accecato dall’utopia, si impegna ad esercitare ogni sforzo possibile per ripristinare le ormai compromesse collaborazioni scientifiche internazionali.
Ma ritornando alla narrazione di quanto si stia facendo in questo ambito, è utile ricordare In numerose lettere aperte, scienziati e giornalisti scientifici in Russia e nella diaspora russa, invitino il Paese a fermare l'invasione: “Chiediamo rispetto per la sovranità e l'integrità territoriale dello stato ucraino. Chiediamo pace per i nostri paesi” (https://docs.google.com/document/d/16kHjs3nwWM4Qb_c0OAZbNb6cH74cwaWDvuOzi7gzwXs/mobilebasic).
E qui terminano le dichiarazioni, le prese di posizione ufficiali, gli auspici. Ad ognuno le proprie opinioni.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.