giovedì 5 maggio 2022

UNA TIRATINA D’ORECCHIE DI CUI SENTIREMO ANCORA PARLARE


Non c’è alcun dubbio che l’antivirale di casa Pfizer Paxlovid, per il trattamento domiciliare dell’infezione da SARS-CoV-2 sia stato fortemente caldeggiato dall'amministrazione Biden. La stessa Vicepresidente USA Kamala Harris è stata sottoposta ad un ciclo di trattamento, quando fu necessario farlo.

Secondo la CNBC, sono circa 80.000 i pazienti statunitensi COVID-19 positivi che dal 22 Aprile 2022 hanno ricevuto questo trattamento farmacologico antivirale.Tuttavia nell'ultima settimana sono emerse molte, e personalmente sottolineo inattese, segnalazioni (https://edition.cnn.com/2022/04/27/health/paxlovid-covid-rebound/index.html) di pazienti che hanno mostrato una ricaduta dei sintomi da infezione COVID-19 dopo il trattamento con questo presidio terapeutico orale, non senza suscitare, come ovvio, una certa perplessità nell’ambiente medico. Ad oggi non è chiaro quanti pazienti, esattamente, abbiano subito questo tipo di ricaduta dopo aver completato l'intero ciclo di trattamento.

Quello che emerge è che, nonostante i riconoscimenti, Paxlovid non è così richiesto come sarebbe stato previsto e, proprio a causa di quest’ultimi avvenimenti, tanto per non farsi mancare nulla, sarebbe anche ritenuto inefficace per la protezione antivirale in caso di seconda esposizione.


La tiratina d’orecchie ha origine nel momento in cui, a fronte dei rapporti che hanno segnalato come alcuni pazienti che avevano assunto Paxlovid avevano mostrato una ricaduta ricominciando ad avvertire i sintomi, il CEO di Pfizer, Albert Bourla Ph.D ha dichiarato a Bloomberg (“Pfizer’s Advice for When Paxlovid Isn’t Enough: Take More by Riley Griffin - https://www.bloomberg.com/news/newsletters/2022-05-04/pfizer-s-advice-for-when-paxlovid-isn-t-enough-take-more) che questa particolare tipologia di pazienti avrebbe potuto seguire un secondo ciclo di trattamento parimenti  a "come si fa con gli antibiotici".


Ma da dove arriva questo, per ora, rimbrotto? Dritto, dritto dalla FDA, che dopo aver preso nota di questa possibile ricaduta con tanto di manifestazione clinica, e per nulla d'accordo con il suggerimento proposto, ha deciso di dare un’occhiata più approfondita agli studi clinici, contestando, neppure tanto velatamente, la soluzione proposta da Albert Bourla ed espressa con una lapidaria: ““Paxlovid does what it has to do: It reduces the viral load,” Bourla, Ph.D., told Bloomberg in an interview. “Then your body is supposed to do the job”.


Ma passare da una tiratina d’orecchie ad un sonoro “sberlone”, il passo è breve. E così si è giunti al comunicato redatto da John Farley, M.D., direttore dell'Office of Infectious Diseases (https://www.fda.gov/drugs/news-events-human-drugs/fda-updates-paxlovid-health-care-providers)

secondo il quale: "Non ci sono prove di alcun beneficio in questo momento per un ciclo di trattamento più lungo... o per la ripetizione di un secondo ciclo con Paxlovid in pazienti che, dopo aver completato il normale iter di trattamento, hanno manifestato una ricaduta con sintomi ricorrenti di infezione da COVID-19”.


Pertanto l’antivirale Paxlovid continuerà ad essere prescritto per un ciclo di cinque giorni con la "non autorizzazione “all'uso per più di 5 giorni consecutivi". 


Qualche cosa mi suggerisce comunque di terminare il post con un plausibile…To be continued…


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