[...La circolazione di varianti che progressivamente hanno sostituito quelle precedenti hanno mostrato una maggiore capacità diffusiva (si trasmettono meglio da individuo a individuo), ma non sembrano DOTATE DI MAGGIORE AGGRESSIVITÀ’ (capacità di causare una malattia più grave)...] ( per cui, sino a qui... nulla di così eclatante )!!! Così scriveva, giorni, or sono Aldo Manzin.
Saggiamente l’Autore ha successivamente poi chiarito alcuni punti, su cui, per superficialità o per me incomprensibili motivi, parecchia gente preferisce fare orecchie da mercante.
[... Una delle leggende metropolitane che hanno accompagnato sin dagli esordi della pandemia la narrazione su SARS-CoV-2 è che questo virus sia un mostro in grado di mutare in continuazione e che, in virtù di questa proprietà “marziana”, sia in grado di eludere qualsiasi tentativo di arrestare la sua corsa verso lo sviluppo di nuove varianti aggressive. Parallelamente, la stessa narrazione ritiene che l’immunizzazione estesa della popolazione sia un fattore determinante nel forzare il virus a mutare con lo scopo di difendersi dall’attacco degli anticorpi indotti dai vaccini o dall’infezione naturale: in poche parole, si narra che i vaccini “producono” le varianti.
Si è detto ormai fino alla noia che i virus, e in particolare i virus con genoma a RNA (come il coronavirus responsabile di Covid-19), mutano in continuazione e lo fanno in modo casuale, perché si riproducono grazie all’attività di un enzima che può introdurre degli errori che, se conferiscono un vantaggio evolutivo al virus, ad esempio rendendolo più facilmente trasmissibile, vengono fissati e conservati in varianti che sostituiscono quelle che sono circolate precedentemente...]
[... SARS-CoV-2, a differenza di quanto si narra, in realtà muta molto poco: molto meno rispetto a coronavirus simili o rispetto ad altri virus ampiamente diffusi nella popolazione, come morbillo, parotite, epatite B, influenza, epatite C, HIV. Per questi ultimi virus, inoltre, l’efficacia dei vaccini in uso (tranne HCV e HIV per i quali non esistono vaccini, e influenza, ma per motivi che ora sarebbe troppo lungo spiegare) è ESTREMAMENTE elevata...].
[... Le varianti si sono sviluppate a partire da diverse regioni geografiche (da cui le precedenti denominazioni: inglese, indiana, sudafricana, brasiliana…) ed ora vengono convenzionalmente designate in base alle lettere dell’alfabeto greco (alfa, beta, delta, ecc.). Quando hanno cominciato a diffondersi, presumibilmente, tali varianti? Alfa: settembre 2020; beta: maggio 2020; gamma: novembre 2020; delta (quella che ora sta soppiantando tutte le altre): ottobre 2020; epsilon: marzo 2020; zeta: aprile 2020; lamba: agosto 2020…… ben PRIMA che iniziasse la somministrazione dei vaccini, in contesti dove il virus circolava ampiamente perché non contrastato da misure di contenimento efficaci, o perché queste risultavano disattese, e nonostante l’acquisizione dell’immunità da parte di chi aveva avuto l’infezione naturale...]
[...Non essendo quindi i vaccini responsabili della selezione di varianti, è l’aver consentito al virus di circolare ad elevata intensità a determinare una maggiore chance per favorire varianti a più facile diffusione. E al di là degli interventi non farmacologici (lockdown, distanziamenti senza se e senza ma, uso indiscriminato delle mascherine), spesso ritenuti a torto gli unici capaci di contenere la circolazione del virus, la modalità più efficace rimane la VACCINAZIONE, la più estesa possibile, per tutte le categorie attualmente ritenute idonee, in uno sforzo di impegno globale (mondiale) in cui si riconosca da parte della collettività il valore sociale oltre che sanitario di questo fondamentale presidio medico...]
Segue link:
www.pnas.org/cgi/doi/10.1073/pnas.2017726117
Commento / estratto di una intervista rilasciata a PDO da Aldo Manzin, ( Professore Ordinario di Microbiologia e Microbiologia clinica, presso l’Università di Cagliari, (UniCA) Facoltà di Medicina e Chirurgia, Dipartimento di Scienze Biomediche.
Responsabile del Laboratorio di Microbiologia applicata, Presidio “D. Casula”, Azienda Ospedaliero-Universitaria di Cagliari ).
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