Come giustamente e saggiamente scriveva, pochi giorni or sono, in un suo post, il Proff. Guido Silvestri: “ Tra vaccini, monoclonali ed antivirali il virus ha veramente i giorni contati (e non solo in senso metaforico). Questo abbiamo cercato di dire da inizio pandemia, parlando di OTTIMISMO DELLA CONOSCENZA, cioè che la nostra scienza, ed in particolare la virologia e l'immunologia avrebbe vinto questa guerra, per tutti noi, e per ridarci la nostra vita, in ogni senso. Avevamo ragione “.
Merck ha dimostrato che gli antivirali orali possono fare la differenza nel trattamento farmacologico della COVID-19 quando, da pochi giorni, dopo aver presentato i dati ormai in fase avanzata che mostrano come MOLNUPIRAVIR è in grado di dimezzare (riduzione di almeno il 50%) il rischio di ospedalizzazione e morte in uno studio clinico di fase III si è vista approvare in Inghilterra il proprio antivirale. L’approvazione da parte della MHRA (Medicines & Healthcare products Regulatory Agency) è giunta in base ai risultati di un'analisi ad interim pianificata nell'ambito dello studio di fase 3 'Move-Out' (https://www.gov.uk/government/organisations/medicines-and-healthcare-products-regulatory-agency). Il disegno dello studio prevedeva la somministrazione di Molnupiravir alla dose di 800 milligrammi 2 volte al giorno in pazienti Covid adulti non ospedalizzati e non vaccinati, con infezione da lieve a moderata confermata in laboratorio, insorgenza dei sintomi entro i 5 giorni precedenti l'inserimento nel trial e almeno un fattore di rischio associato a prognosi negativa (per esempio malattie cardiache o diabete). Ricordiamo che il Molnupiravir agisce, utilizzato non in associazione, come un profarmaco, cioè come precursore della molecola attiva dal punto di vista farmacologico che si esprime attraverso la capacità di determinare errori nella replicazione genomica del virus. Dallo studio, come è avvenuto per altre molecole, sono state escluse le persone vaccinate. Verrà somministrato, inizialmente, a pazienti affetti da Covid di grado lieve o moderato e con fattori predisponenti l’ospedalizzazione (patologie pregresse, obesità, età). Potrà essere assunto a casa, alla dose di 800 mg due volte al giorno e, come già detto, da solo.
Un punto molto importante resta il potenziamento industriale del processo produttivo per far fronte alla forniture, ed il feedback che arriverà dagli studi osservazzionali di monitoraggio.
Forte di questo bagaglio, Merck ha richiesto l'autorizzazione all'uso di emergenza da parte dell’ FDA.
E Veniamo adesso al PAXLOVID di Pfizer. Potrete leggere tutta la storia della molecola PF-07321332 + Ritonavir al seguente link: https://ilgeneegoista.blogspot.com/2021/11/pfizer-avvia-lo-studio-di-fase-iiiii.html. Pfizer poteva far conto sui dati che sarebbero giunti dallo studio EPIC-HR ( E valutazione di P rotease I nhibition per C OVID-19 in H igh- R ISK pazienti), iniziato nel mese di luglio e progredito fino alla sperimentazione di fase II/III, atta a valutare l'efficacia e la sicurezza, in combinazione con ritonavir di PF-07321332, in soggetti arruolati con una diagnosi confermata di infezione da SARS-CoV-2 ad alto rischio di progressione verso una malattia grave (incluso il ricovero in ospedale o la morte). Anche Pfizer ha escluso le persone vaccinate contro il COVID-19 dal suo studio.
I risultati, effettivamente, arrivano 1 giorno dopo l’autorizzazione all’immissione in commercio nel Regno Unito per il Molnupiravir di Merck. L'analisi di efficacia si basa sull’arruolamento di 1.219 pazienti. Analogamente alla valutazione in corso sul Molunpiravir, ai pazienti era richiesto di avere almeno una o più di una condizione medica pregressa che fosse associata ad un aumentato del rischio di sviluppare una grave malattia da COVID-19.
Tra i 607 pazienti che hanno ricevuto Paxlovid entro 5 giorni dall'insorgenza dei sintomi ci sono stati 6 ricoveri e nessun decesso, rispetto a 41 ricoveri e 10 decessi nella coorte placebo. Ie percentuali di ospedalizzazione o decesso nei bracci Paxlovid e controllo sono stati rispettivamente dell'1% e del 6,7%, con una riduzione del rischio dell'85%. Ma Pfizer ha utilizzato e presentato come end point principale del suo studio i dati sui pazienti che sono stati trattati entro 3 giorni dall'insorgenza dei sintomi; In questa, definiamola sottopopolazione, le percentuali di ospedalizzazione o decesso nei gruppi Paxlovid e di controllo sono stati rispettivamente dello 0,8% e del 7%, con una riduzione del rischio dell'89%. (https://www.fiercebiotech.com/biotech/pfizer-s-oral-covid-19-antiviral-cuts-hospitalization-death-by-85-sending-team-barreling-to).
È stata inoltre condotta una revisione dei dati inerenti la sicurezza sui pazienti dello studio EPIC-HR con dati disponibili all'analisi ad interim. I pazienti trattati con PAXLOVID hanno mostrato un numero leggermente inferiore di eventi avversi in seguito al trattamento (19%) rispetto a quelli trattati con placebo (21%); la maggior parte degli eventi è stata di lieve entità. L'interruzione del trattamento a causa di eventi avversi si è verificata nel 2,1% dei pazienti a cui è stato somministrato PAXLOVID.
Alcune considerazioni finali su questi promettentissimi trattamenti farmacologici che rappresentano il primo vero trattamento domiciliare, sufficientemente economico ed efficace con un impatto positivo nel controllo del Sars-CoV-2.
In qualità di inibitore della proteasi, Paxlovid è esente dal rischio teorico di alterazione del DNA legato al meccanismo d'azione del molnupiravir di Merck e dimostra un’efficacia in termini di riduzione dei ricoveri ospedalieri e sicurezza maggiori (https://www.fiercebiotech.com/biotech/pfizer-s-oral-covid-19-antiviral-cuts-hospitalization-death-by-85-sending-team-barreling-to). Al contempo, Molnupiravir di Merck ha un leggero vantaggio su Paxlovid in termini di facilità d'uso ed è già autorizzato nel Regno Unito con una revisione in corso negli Stati Uniti. Inoltre Paxlovid di Pfizer deve essere somministrato in combinazione con Ritonavir per rallentare il suo metabolismo, mentre molnupiravir è somministratile come unico farmaco.
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