Una breve pausa estiva, durante la quale, oltre a dedicarmi maggiormente, per ragioni che non sto qui a descrivere, a me stesso ed alla mia famiglia, mi cimenterò nel proporre un post, e forse più di uno, data la complessità spesso troppo sottovalutata dell’argomento, sull’uso/abuso del concetto di immunità di gregge. In letteratura, ormai avrete capito a cosa mi riferisco, negli ultimi 80/90 anni si è letto molto, ed a volte, con opinioni attestate su posizioni per molti versi incompatibili o per meglio dire antitetiche. Ciò non ha risparmiato, ovviamente, neppure quella “benedetta” percentuale del 95% che spesso si sente citare un po ovunque. Ecco quindi che, un post su questo argomento, dovrebbe risultare stimolante, proprio in virtù della ricerca di una sintesi. Ma di questo avremo modo di parlarne in seguito. Per ora, buona vacanze a tutti (sopratutto per chi, come il sottoscritto, deve ancora farle) ed a risentirci a settembre ;)).
sabato 21 agosto 2021
giovedì 19 agosto 2021
IMPORTANTE NOVITÀ NELL’AMBITO DELLA CURA PER COVID-19 NEL PAZIENTE NON OSPEDALIZZATO.
Ebbene, ci sono novità importanti a cui dare assolutamente risalto e che riguardano la Cavalleria Leggera degli Anticorpi Monoclonali e più precisamente l’AMb, noto con il nome molecolare di SOTROVIMAB.
Come si può leggere nella comunicazione AIFA che troverete a questo link:[ https://www.aifa.gov.it/-/modifiche-registro-anticorpi-monoclonali-covid-19?fbclid=IwAR0FmCb5ygF92LsD9u8ouEDJE9JbOeyxsTAUVg9dl-LUNRz5Qg1seOlhZ58]
da ora è possibile utilizzare l’anticorpo monoclonale sotrovimab, per la seguente indicazione terapeutica:
“Trattamento della malattia da coronavirus 2019 (COVID-19) lieve o moderata, negli adulti e adolescenti di età pari o superiore a 12 anni NON ospedalizzati per COVID-19, che non necessitano di ossigenoterapia supplementare per COVID-19 e che sono ad alto rischio di progressione a COVID-19 severa”.
Ora vediamo di approfondire l’argomento, iniziando dal conoscere un po’ meglio questo anticorpo monoclonale e lo facciamo riassumendo l’articolo apparso su The Medical Letter del giugno scorso e che troverete a questo link: https://secure.medicalletter.org/w1627a
L’anticorpo monoclonale sperimentale Sotrovimab (VIR-7831; GSK/Vir Biotechnology) è in grado, linkandosi con una piccola parte di antigene della proteina spike del virus, di ridurre la capacità di quest’ultimo di entrare nelle cellule dell’organismo colpito. La sua iniziale approvazione in via di emergenza da parte di FDA ha trovato il suo razionale sulla base dei risultati provvisori dello studio in doppio cieco COMET-ICE ( https://clinicaltrials.gov/ct2/show/NCT04545060?cond=VIR-7831&draw=2&rank=1 ). In questo studio, sono stati arruolati 583 pazienti ambulatoriali positivi al Covid-19 con grado di malattia lieve/moderata, con età ≥ a 55 anni e con almeno una patologia concomitante (comorbilità) tra le seguenti: diabete, obesità, malattia renale cronica, insufficienza cardiaca, broncopneumopatia cronica ostruttiva o asma digrado moderato/grave.
I risultati dello studio hanno evidenziato come l’1% dei pazienti a cui era stato somministrato sotrovimab e il 7% di quelli a cui era stato somministrato il placebo manifestavano, entro il 29° giorno, un peggioramento del grado di malattia con ospedalizzazione o decesso. Gli effetti collaterali più comunemente riscontrati sono stati nel 2% rash cutaneo, nell’1% diarrea e rare reazioni di ipersensibilità. L’impiego del farmaco dovrebbe essere iniziato entro i primi 10 giorni dall’insorgenza dei sintomi. Lo studio ha testato anche l’efficacia di sotrovimab versus le varianti di SARS-CoV-2 evidenziate dall’OMS concludendo che il farmaco sembra essere efficace anche contro tali varianti.
Al momento non sono ancora disponibili studi di confronto diretto tra sotrovimab ed alti anticorpi monoclonali.
A questo punto non ci resta che fare un pò di chiarezza su che cosa si intenda, stando alla nota AIFA, per “paziente ad alto rischio di progressione a Covid-19 severa”. Sostanzialmente i fattori di rischio per sviluppare complicazioni ed aggravamento del quadro clinico sono i seguenti:
[... età > 65 anni; sesso maschile; tabagismo; patologie croniche: neoplasie, immunodepressione, obesità (BMI ≥30 kg/m2 ), malattia cerebrovascolare, demenze, malattie cardiovascolari, diabete mellito di tipo I e II, insufficienza renale cronica, pneumopatie croniche...].
Per i più interessati o per semplice curiosità, sappiate che la Cleveland Clinic ha messo a punto ed online un algoritmo per poter quantificare questo rischio. Il link è il seguente:
https://riskcalc.org/COVID19Hospitalization/
martedì 17 agosto 2021
CANCRO...COME “RESISTI” E PERCHÉ.
I termini cancro e tumore, non sno affatto sinonimi. Il cancro è descritto come una “malattia proliferativa, invasiva e metastatica causata da un accumulo di anomalie genetiche che producono casualmente una cellula maligna” mentre esiste una numerosa e diversificata serie di tumori le cui cellule, a seconda di alcune caratteristiche e tessuto di origine, crescono e si dividono a velocità maggiori del solito o non muoiono quando dovrebbero. Inoltre questa review, vedi link sottostante, oltre che altri studi, contesta l'assunzione comunemente diffusa che i tumori abbiano un’origine monoclonale la qual cosa dimostra che vi sia una certa varietà anche tra le cellule di un determinato tumore:
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1383574218300218
Tutto ciò complica non poco quella che ancora purtroppo ad oggi rappresenta una tra le principali cause di morte (ed al contempo la relativa terapia farmacologica) e che parimenti a quanto avviene per gli antibiotici, riconosce trai fattori prognostici negativi ciò che è meglio nota come Resistenza, espressa con l’acronimo di MDR ( Multi Drug Resistence o Resistena multifarmaco ). L'emergere della resistenza multifarmaco (MDR) è stato ed è un problema importante per un'efficace chemioterapia anti tumorale e per le più innovative terapie mirate. https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fphar.2020.615824/full
Nonostante il significativo sviluppo dei metodi di cura negli ultimi decenni, la chemioterapia rimane ancora un ausilio imprescindibile per il trattamento farmacologico oncologico. A seconda del meccanismo d'azione, gli agenti chemioterapici comunemente usati possono essere suddivisi in diverse classi, antimetaboliti, agenti alchilanti, alcaloidi della Vinca, texani, inibitori della topoisomerasi ed anche, bene o male,gli inibitori del proteosoma, ecc.
La resistenza multifarmaco (MDR) è responsabile di oltre il 90% dei decessi nei pazienti che ricevono chemioterapici tradizionali o nuovi farmaci mirati [ https://www.mdpi.com/1422-0067/21/9/3233 ] ed ora cerchiamo di capire il perché.
L’effetto di molti farmaci, dipende dalla capacità e dal modo ( a secondo che si tratti di farmaci lipofili o idrofili ) con cui questi riescono a superare le membrane plasmatiche per raggiungere il proprio target. La propensione di un farmaco ad uscire dalla cellula grazie a meccanismi di efflusso attivi o passivi che dir si voglia presenti a livello della membrana, piuttosto che non la sua capacità di entrare, limita la concentrazione con cui tale farmaco si accumula nella cellula.
Tra questi meccanismi troviamo i trasportatori, ossia proteine codificate (più semplicemente “costruite”) dai geni ABC (ATP-Binding Cassette) di cui circa sei sono coinvolte nel trasporto dei farmaci chemioterapici. Questi trasportatori ABC funzionano come pompe di efflusso (uscita) che in condizioni non patologiche svolgono un ruolo protettivo nel mantenimento della normale attività fisiologica cellulare, ma che in caso di sovraespressione rappresentano un importante fattore nel causare MDR nelle cellule tumorali. In altri termini, la MDR, tra i vari fattori, riconosce come principale la sovraespressione del gene ABCB1, altrimenti definito gene della resistenza multipla (MDR1) in grado di codificare per la P-glicoproteina.
Ma cosa causa questa proteina di efflusso? In sintesi e semplicemente tende a far uscire dalla cellula il farmaco assorbito dalla stessa durante la chemioterapia.
Se questo accade, diciamo per esempio, nel 15% della popolazione cellulare tumorale trattata con un determinato terapico, se da un lato l’85% delle restanti cellule andrà incontro a morte, il restante 15% appunto, sopravviverà continuando a proliferare velocemente e dando vita ad una nuova popolazione cellulare in grado di esprimere resistenza a quel farmaco.
Questo, tra l’altro, è il motivo per cui si tende ad utilizzare “doppiette” o “triplette” di farmaci con l’obiettivo e la speranza che dove non sia riuscito ad agire al 100% il farmaco 1, possano agire sulla popolazione cellulare sopravvissuta, il farmaco 2 e poi ancora il farmaco 3.
sabato 14 agosto 2021
FACCIAMO IL PUNTO SULLE CURE DOMICILIARI PER INFEZIONI DA COVID-19
Abbiamo già trattato in parte tale argomento ( e questo è link: https://ilgeneegoista.blogspot.com/2021/07/vaccini-e-farmaci-un-team-vincente.html ) invitando, e qui lo ribadiamo, a non cadere nella deleteria contrapposizione tra farmaci e vaccini, al momento unica arma efficace per sconfiggere il Sars Cov 2 con tutte le varianti al seguito, ed ora cercheremo di approfondire al meglio l’argomento entrando nel dettaglio di quali farmaci siano efficaci, quando e, soprattutto come, sulla linea degli studi che si basano sull’EBM ( Evidence Based Medicine ).
Le raccomandazioni della Infectious Disease Society of America (IDSA) di cui ho allegato la diapositiva e che potrete trovare q questo link:
https://www.idsociety.org/practice-guideline/covid-19-guideline-treatment-and-management/
riportano le Linee Guida da seguire nel trattamento dei pazienti ambulatoriali con malattia lieve-moderata dalle quali si evince che l’unico trattamento terapeutico consigliato è quello con gli AMb, ossia gli anticorpi monoclonali (bamlanivimab + etesevimab o casirivimab + imdevimab o Sotrovimab), fatta eccezione per l’impiego di ivermectin (un anti parassitario) ma solo nel corso di Trials Clinici, peraltro con una grado di raccomandazione molto basso, e “bocciano” i trattamenti con:
IDROSSICLOROCHINA ( e l’equivalente Clorochina )
IDROSSICLOROCHINA + AZITROMICINA
LOPINAVIR + RITONAVIR
CORTICOSTEROIDI
TOCILIZUMAB
PLASMA DA CONVALESCENTE
REMDESIVIR
FAMOTIDINA
BAMLANIVIMAB IN MONOTERAPIA
BARICITINIB + REMDESIVIR
BARICITINIB + REMDESIVIR + CORTICOSTEROIDI
( letta così, a beneficio dei malpensanti che vedono manipolazioni ovunque, parrebbe la rivincita di LittlePharma vs BigPharma, ma meglio lasciar cadere questo discorso ). Per chi fosse interessato alla diapositiva, chiariamo che i contrassegni accanto ad ogni farmaco, indicano il Grado di affidabilità delle migliori evidenze (cioè prove di efficacia) biomediche al momento disponibili.
⨁⨁⨁⨁ Alto
⨁⨁⨁◯ Moderato
⨁⨁◯◯ Basso
⨁◯◯◯ Molto Basso
Le LineeGuida del NIH (National Institute of Health), non sono da meno ed anche per queste allego link e Tabella.
https://www.covid19treatmentguidelines.nih.gov/about-the-guidelines/whats-new/
In sintesi anche queste Linee Guida raccomandano soltanto l’uso degli AMb. Il trattamento dei sintomi prevede l’impiego di antipiretici, antitussigeni ed analgesici “da banco”, mentre per l’impiego di trattamenti preventivi/terapeutici alternativi, a base di sali minerali, vitamine (specialmente C e D) ed integratori vari, non si sono raccolte validazioni scientifiche sufficienti ad indicarli o contro indicarli. L’impiego del desametasone o di altri corticosteroidi sistemici, viene suggerito per quei pazienti con altre patologie concomitanti. In ultima analisi, l’unico antivirale approvato da FDA e’ il remdesivir, ma essendo somministrabile e.v. (Via endovenosa), il suo impiego è riservato al paziente ospedalizzato.
Ricordando che in Italia, anche gli AMb sono stati approvati solo per uso ospedaliero e quindi NON PER LE CURE DOMICILIARI, l’offerta terapeutica non è affatto così ampia, per cui occhio a non banalizzare il problema irridendo goffamente ciò che viene attualmente proposto.
Lungi quindi dal rinnegare l’utilizzo delle terapie precoci domiciliari che rappresentano un significativo passo in avanti rispetto alla “vigile attesa”, soprattutto per la riduzione sintomatologica della malattia ed il rischio di evitabili ospedalizzazioni,ma ribadendo fermamente che non sono in grado di impattare favorevolmente sul modificare una eventuale evoluzione peggiorativa della stessa e men che meno di guarirla dal momento che non sono ancora stati prodotti farmaci antivirali selettivi contro il virus e somministrabili a domicilio, ribadendo a tal proposito l’essenzialità del vaccino, propongo quanto suggerito dal Gruppo di Lavoro sui farmaci di PDO per la Cura Domiciliare dell’infezione da Covid-19 composto dagli Autori:
-Piero Sestili, Ordinario Farmacologia, Università di Urbino Carlo Bo
-Guido Sampaolo, MMG - Area Vasta 2 Asur Marche
-Aldo Manzin,Ordinario Microbiologia e Microbiologia clinica, Università Cagliari
-Mario Puoti, Medico Chirurgo
-Paolo Bonilauri, Biologo Dirigente Istituto Zooprofilattico Sperimentale Lombardia ed Emilia Romagna
-Carmela Fimognari, Professore Ordinario di Farmacologia e Tossicologia - Università di Bologna
-Alessandra Petrelli, MD, PhD, medico ricercatore, specialista in Medicina Interna
-Maria Luisa Iannuzzo, Medico Legale Dipartimento di Prevenzione Aulss 9 Scaligera Nucleo Operativo Covid
-Marilena Apuzzo, Dirigente medico di Psichiatria Area Vasta 1 ASUR Marche
-Chiara Barbieri Ardigò, Paziente esperto EUPATI, Az. USL-IRCCS di Reggio Emilia
-Silvia Brizzi, Avvocato
-Federica Galli, PhD, psicologo clinico, ricercatore, Ospedale San Paolo, Milano
-Stefano Tasca, MD, Roma
-Giacomo Testa, Infermiere AUSL Bologna
e con la revisione critica di Giuseppe Remuzzi (Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, IRCCS, Bergamo) e Claudio Puoti (Centro di Epatologia dell’ Istituto INI di Grottaferrata), suggerisce le seguenti considerazioni:
[ FANS
Fino ad oggi a i FANS (aspirina, ibuprofene, nimesulide, diclofenac, arcoxib) è stato preferito il paracetamolo, immeritatamente ritenuto più sicuro. A differenze dei FANS però il paracetamolo è privo di effetti antinfiammatori e antiaggreganti, potenzialmente utili per contenere l’evoluzione di COVID-19. Il paracetamolo, in sintesi, promuove unicamente un forte mascheramento dei sintomi, sottraendo al medico una lettura obiettiva dei sintomi (dolori muscoloscheletrici, mal di testa, febbre) fin quando questi non sono più coercibili [2].
I FANS, invece oltre ad alleviare i sintomi come e quanto il paracetamolo, potrebbero evitare che le “cedole infiammatorie” inizino a maturare presentando poi un conto più salato di quanto atteso nei giorni successivi, e tenere sotto controllo l’aggregazione piastrinica coinvolta nell’innesco delle microtrombosi diffuse [2]. La temuta gastrolesività dei FANS, per trattamenti non superiori ai 5-7 giorni non costituisce un problema, ma può essere prevenuta laddove ritenuto necessario con gli inibitori di pompa protonica. I COXIB, se non sussistono specifiche controindicazioni, rappresentano una opzione non gastrolesiva e più potente dei FANS tradizionali [3].
Cortisonici
I cortisonici hanno dimostrato una significativa efficacia, sono da mesi utilizzati in ambito ospedaliero e ugualmente riconosciuti anche nella gestione del paziente domiciliari [4]. Restano ancora controversie sulla tempistica della loro somministrazione: le linee guida AIFA, ad esempio, peccano di eccessivo attendismo. Noi riteniamo che, poiché la velocità con cui i vari attori dell’infiammazione entrano in scena non è costante, e poiché l’evoluzione infiammatoria può essere travolgente, i cortisonici andrebbero somministrati non appena le condizioni del paziente sono giudicate meritevoli dal medico curante, senza tergiversare. In linea con la loro farmacodinamica, i cortisonici devono essere somministrati a dose piena (desametasone: 6 mg/die, metilprednisolone 32 mg/die, prednisone: 40 mg/die, idrocortisone: 160 mg/die).
Antibiotici
Le sovrainfezioni batteriche si sviluppano nel 10-15% dei pazienti COVID-19 (1), e quindi la pandemia non deve essere l’occasione per un generalizzato e pericoloso abuso di antibiotici. Tuttavia, nel caso si sospetti fondatamente di sovrainfezioni, riteniamo più corretto il ricorso ad agenti battericidi ad ampio spettro d’azione quali le penicilline, le cefalosfosporine o i fluorochinoloni [5], piuttosto che batteriostatici a spettro modesto. Dal momento che sono stati rilevati casi di sovrainfezioni da micoplasmi (principalmente M.Pneumoniae), è utile ricordare che solo i fluorochinoloni sono anche attivi verso questi patogeni. Per assicurare copertura verso i micoplasmi nel caso si scelgano i beta-lattamici, si può puntare sull’associazione con azitromicina o altri macrolidi [5].
Riteniamo che questo sia l’unico uso razionale dell’azitromicina [6]: non ha senso - come veniva consigliato in molte linee guida fino a poche settimane fa - prescriverla da subito poiché il suo supposto potenziale antivirale ed antinfiammatorio si è rivelato poco rilevante. La somministrazione prematura di azitromicina potrebbe invece promuovere fenomeni di disbiosi intestinale e polmonare, nonché selezionare ceppi di batteri resistenti.
La terapia antibiotica va sempre accompagnata – se non la si fosse già iniziata - dall’assunzione di probiotici.
Eparina
Quando sussistono condizioni sopravvenenti o preesistenti (es: sindrome da immobilizzazione in particolare nel paziente anziano ricoverato in Casa di Riposo o RSA; ridotta mobilità, ovviamente assai frequente se il paziente si sente spossato) che possano favorire il rischio di evoluzione verso un quadro microtrombotico, l’eparina a basso peso molecolare andrebbe prescritta alla dose profilattica standard di 4000 UI/die, essendo stato dimostrato il beneficio in studi condotti su un ampio numero di pazienti non ospedalizzati [7].
Antivirali contro SARS-CoV-2
Nessuno degli antivirali sin qui utilizzati ha trovato un riscontro pienamente positivo negli studi clinici presi in considerazione dalle Autorità. Tuttavia, se i farmaci sin qui proposti venissero riabilitati [8] o se ne aggiungessero altri, andrebbero somministrati sin dalla diagnosi. Merita un cenno l’idrossiclorochina che, proprio per la contraddittorietà dei risultati [9,10], è stata riammessa per l’uso off-label in COVID-19 a seguito di un’ordinanza del Consiglio di Stato in attesa di dati più chiari.
Supplementi e vitamine
Alcune molecole e preparati possiedono un potenziale di utilità sia come strategia preventiva che come terapia aggiuntiva. Si tratta delle vitamine D e C [11], della N-Acetilcisteina [12] e di specifici probiotici [13]. L’uso si questi semplici e sicurissimi prodotti – oggetto di un poco comprensibile scetticismo - potrebbe aumentare la resilienza dei soggetti a rischio, ristabilendo anche un po’ di ordine nella confusa moltitudine di supplementi e integratori dall’utilità solo supposta e spesso dubbia ].
Bibliografia
1. Suter F, Perico N, Cortinovis M, et al. A recurrent question from a primary care physician: How should I treat my COVID-19 patients at home? An update. Clin Med Invest. 2020.
2. Sestili P, Fimognari C. Paracetamol-Induced Glutathione Consumption: Is There a Link With Severe COVID-19 Illness? Frontiers in pharmacology. 2020;11:579944.
3. Baghaki S, Yalcin CE, Baghaki HS, et al. COX2 inhibition in the treatment of COVID-19: Review of literature to propose repositioning of celecoxib for randomized controlled studies. International journal of infectious diseases : IJID : official publication of the International Society for Infectious Diseases. 2020 Dec;101:29-32.
4. Rello J, Waterer GW, Bourdiol A, et al. COVID-19, steroids and other immunomodulators: The jigsaw is not complete. Anaesthesia, critical care & pain medicine. 2020 Dec;39(6):699-701.
5. Beović B, Doušak M, Ferreira-Coimbra J, et al. Antibiotic use in patients with COVID-19: a 'snapshot' Infectious Diseases International Research Initiative (ID-IRI) survey. The Journal of antimicrobial chemotherapy. 2020 Nov 1;75(11):3386-3390.
6. Verdejo C, Vergara-Merino L, Meza N, et al. Macrolides for the treatment of COVID-19: a living, systematic review. Medwave. 2020 Dec 14;20(11):e8074.
7. Rentsch CT, Beckman JA, Tomlinson L, et al. Early initiation of prophylactic anticoagulation for prevention of COVID-19 mortality: a nationwide cohort study of hospitalized patients in the United States. medRxiv : the preprint server for health sciences. 2020 Dec 11.
8. Paul SS, Biswas G. Repurposed Antiviral Drugs for the Treatment of COVID-19: Syntheses, Mechanism of Infection and Clinical Trials. Mini reviews in medicinal chemistry. 2020 Dec 22.
9. Younis NK, Zareef RO, Al Hassan SN, et al. Hydroxychloroquine in COVID-19 Patients: Pros and Cons. Frontiers in pharmacology. 2020;11:597985.
10. Carafoli E. Chloroquine and hydroxychloroquine in the prophylaxis and therapy of COVID-19 infection. Biochemical and biophysical research communications. 2020 Sep 30.
11. Name JJ, Souza ACR, Vasconcelos AR, et al. Zinc, Vitamin D and Vitamin C: Perspectives for COVID-19 With a Focus on Physical Tissue Barrier Integrity. Frontiers in nutrition. 2020;7:606398.
12. Zhou N, Yang X, Huang A, et al. The potential mechanism of N-acetylcysteine in treating COVID-19. Current pharmaceutical biotechnology. 2020 Dec 28.
13. Donati Zeppa S, Agostini D, Piccoli G, Stocchi, V. and Sestili, P.. Gut Microbiota Status in COVID-19: An Unrecognized Player? Frontiers in cellular and infection microbiology. 2020;10:576551.
martedì 10 agosto 2021
UNA TABELLA CHE NECESSITA DI UNA SPIEGAZIONE. ( Aggiornamento nazionale 04 Agosto 2021, Bollettino prodotto dall’ISS con i dati della sorveglianza integrata )
https://www.epicentro.iss.it/
Il 9 Agosto segnala un aumento di positivi pari a 4200 unità ed un incremento del numero dei tamponi in una quantità che non si vedeva dal Maggio scorso con conseguente innalzamento dell’Incidenza.
Rammentando che, contrariamente a quello che si sente o si legge sui giornali, si fanno più tamponi a causa dell’aumento dei positivi e non viceversa, ossia che si registrano più positivi a causa dell’aumento del numero dei tamponi, dobbiamo sempre tenere presente che il virus continuerò inevitabilmente a “girare” grazie ANCHE a tutta una serie di variabili tra cui il numero dei completamente vaccinati, parzialmente vaccinati, totalmente non vaccinati, unito alle inevitabili breakthrough infections ed atri importantissimi elementi che potranno essere chiariti in altra sede. Tuttavia, grazie alla protezione vaccinale, l’impatto sul Sistema Sanitario Nazionale in termini di ricoveri, terapie intensive e decessi, resta fortunatamente gestibile e contenuto.
A questo proposito è quindi utili un commento alla tabella riportata nel post, per quanto riguarda i decessi, perché se si guarda al numero complessivo, resta pur sempre un numero in grado di generare preoccupazione ed in grado di generare sfiducia nell’impiego dei vaccini.
In sintesi, il numero di decessi maggiore si registra tra i soggetti anziani, per cui distinguendo anche tra le varie fasce di età, quello che si dovrebbe fare è porre l’occhio sul numero dei decessi tra i soggetti vaccinati, comparandolo con quello dei non vaccinati, in funzione del numero totale di popolazione, per quella determinata fascia di età, a cibata e non ( nel caso 29 decessi su una popolazione over 80 di 3.964.162 vaccinata, Vs 48 deceduti su una popolazione di non vaccinati pari a 425.736 ). Per maggiori informazioni vedi il link: https://ilgeneegoista.
lunedì 9 agosto 2021
UN GRAFICO ED UNA TABELLA ESTREMAMENTE SIGNIFICATIVI DAGLI USA.
Fonte:
Studio della Kaiser Family Foundation (KFF Analysis of State Level Data, Johns Hopkins University) [ https://www.kff.org/about-
Johns Hopkins University COVID-19
Questa tabella ed il grafico che la precede, ancora una volta evidenziano quanto i vaccini siano efficaci nel limitare i casi gravi/decessi a causa del Sars Cov-2, nonché l’esposizione alla infezione tra il pool della popolazione completamente vaccinata rispetto a quella non completamente vaccinata.
(NB: per “non completamente vaccinato” si intende chi non si è vaccinato, chi ha ricevuto una sola dose e coloro per i quali lo stato vaccinale non è noto).
Grafico 1.
“ Percentuale di casi complessivi di covid 19 tra coloro che sono completamente vaccinati rispetto a quelli non completamente vaccinati negli Stati che l’hanno segnalata.”
Tabella 2.
“Media mobile a 7 giorni ( 7-DMA ) di casi su 100.000 abitanti, nel periodo 1 Marzo/ 12 Luglio 2021”
domenica 8 agosto 2021
VACCINATI E CONTAGI, CARICA VIRALE E COME SI MISURA E L’ESPERIENZA DI CIÒ CHE AVVIENE IN ISRAELE.
Per rispondere alla domanda di cosa accadde per i contagi tra la popolazione vaccinata ci viene in aiuto l’intervista rilasciata dal Dr. Paolo Bonilauri a PDO 💊💊💊
(Biologo Dirigente - IZSLER - Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia edell'Emilia Romagna) a commento dello Studio apparso su NEJM il 29 luglio scorso e con ben 26 referenze bibliografiche al seguito e di cui allego il link:
https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa2109072?query=featured_home
“Covid-19 Breakthrough Infections in Vaccinated Health Care Workers”
In questo studio si misura l'efficacia dei vaccini contro la variante delta, seguendo l'evoluzione dell'infezione nei soggetti che sebbene vaccinati si infettano in Israele e si riporta che cosa hanno trovato gli Autori:
[... l'infettività ( carica virale ) viene misurata tramite Ct delle PCR*.( purtroppo si utilizza ancora questo sistema aggiungo io).
Tra gli operatori sanitari le rare evidenze di infezioni nonostante la vaccinazione completa sono correlate con il titolo di anticorpi neutralizzanti presenti nel periodo che precede l'evento a rischio infettivo. La maggioranza delle infezioni nelle persone completamente vaccinate si dimostra lieve o asintomatica, sebbene a volte qualche infezione persistente si sia osservata anche in questi casi, ma senza conseguenze rilevanti.
Per cui possiamo rispondere alle domande/obiezioni che vengono formulate con più frequenza:
I vaccinati possono infettarsi con il virus ?
🔴Si
Quanto frequentemente succede ?
🔴Raramente, in questo studio molto accurato eseguito sugli operatori sanitari è successo nel 2.6% dei casi
Perché succede?
🔴Qui si ipotizza che il titolo neutralizzante misurato nella settimana precedente l'evento a rischio di contagio sia associato a questa probabilità, e si dimostra anche che più è alto il titolo neutralizzante in chi comunque si infetta, più è basso il titolo del virus rilevato nel tampone (in PCR) e più breve è la durata della viremia.
Cosa aggiunge questo studio alle conoscenze pregresse ?
🔴Conferma quello che si sta sempre di più osservando, il titolo neutralizzante di anticorpi circolanti (immunità umorale) sembra essere inversamente correlato alla probabilità di infettarsi con il virus. Questo è chiaramente e facilmente spiegabile dal punto di vista immunologico ed è la ragione ad esempio, del perché si è protetti non il giorno dopo l'iniezione con il vaccino, ma 2 settimane dopo la seconda dose (quando prevista). Questo titolo poi cala nel tempo, per cui più questo titolo è basso, più si ha la possibilità di infettarsi nonostante la vaccinazione.
Cosa ci resta allora?
🔴Ci restano le cellule di memoria che comunque, una volta infettati ci proteggono dalla malattia (e si conferma anche in questo studio), con efficacia immutata anche contro la variante Delta.
Allora vaccinarsi è inutile, oppure per renderla efficace bisogna comunque vaccinarsi ogni 6 mesi, e se è così, allora meglio l'infezione naturale?
🔴Certo, come no? Ma così non è. Sarebbe così se l'infezione naturale non seguisse esattamente le stesse dinamiche immunologiche. Infatti cosí come calano gli anticorpi neutralizzanti da vaccino, calano anche quelli da infezione naturale, con due importanti differenze però:
A) se punti sull'infezione naturale per proteggerti hai il rischio di malattia che indipendentemente dalla tua età è sempre superiore ai rischi del vaccino. Se poi non sei un bambino o un teenager questo rischio è molto, ma molto rilevante per te.
B) quando invece ti va bene e non finisci in ospedale, l'infezione naturale spesso produce bassi e transitori titoli neutralizzanti, per cui, anche in questo caso, la tua scommessa è persa.
E per quelli che: "ma in Israele dove hanno vaccinato tutti stanno andando malissimo. . . ."?
🔴 è sufficiente Google per sfatare questo mito, come per le migliori bufale. Fatelo da soli, googolate "Israele covid new" e vedete quanto male sta andando in Israele...]
*Ct della PCR:
È la metodica di laboratorio per misurare, tramite tampone, la carica virale cioè, in parole semplici, la quantità di virus presente in un individuo infetto. Ct sta per
Cycle threshold (ciclo-soglia) e PCR sta per reazione a catena della polimerasi. In sostanza la PCR produce più cicli di amplificazione che sono necessari a produrre una quantità rilevabile di RNA virale mentre il Ct indica il numero di cicli necessari per individuare il virus e dichiarare il soggetto positivo.
Nei primi giorni di infezione, i pazienti hanno valori CT inferiori a 30 e spesso inferiori a 20, cioè con un alto livello di virus (e di contagiosità); man mano che il virus viene “eliminato”, i valori CT aumentano gradualmente (diminuisce la carica virale). Per cui Ct e carica virale sono inversamente proporzionali.
*** *** *** ***
Per fare ulteriore chiarezza su quanto sta avvenendo in Israele, questi sono i dati fonte Worldometer/Johns Hopkins University e diffusi in un post dal Proff Guido Silvestri :
[... ricordando che CPR sta per Case Fatality Ratio (numero crudo dei morti diviso numero crudo dei casi in un certo periodo di tempo)
COVID-19 in Israele:
Periodo #1: 1/6/2020 – 1/11/2020 (lockdown sì, vaccini no)
Casi totale: 297.774
Morti totale: 2.269
CFR: 0.76%
Casi per giorno: 1.946
Morti per giorno: 14,83
Periodo #2: 1/11/2020 – 1/4/2021 (lockdown sì, vaccini no)
Casi totale: 535.682
Morti totale: 3.666
CFR: 0.68%
Casi per giorno: 3.548
Morti per giorno: 24,27
Periodo #3: 1/4/2021 – 7/8/2021 (lockdown no, vaccini sì)
Casi totale: 56.475
Morti totale: 283
CFR: 0.50%
Casi per giorno: 438
Morti per giorno: 2,19
“Quarta ondata”: 15/6/2021 – 7/8/2021 (lockdown no, vaccini sì)
Casi totale: 50.500
Morti totale: 75
CFR: 0.148%
Casi per giorno: 953
Morti per giorno: 1,42...]
Proff. Guido Silvestri
patologo, immunologo, virologo, divulgatore scientifico ed accademico italiano nonché
professore ordinario di Patologia Generale alla Emory University di Atlanta (Usa).
sabato 7 agosto 2021
IL PERCHE' DI QUESTO BLOG E DEL SUO NOME
Lo scopo di questo Blog non è quello di divulgare l'informazione scientifica, bensì quello di cercare di comunicarla. Per chi non avesse ancora ben chiara la differenza tra divulgazione e comunicazione scientifica, forse è utile un piccolo ripasso. Quasi trent’anni di lavoro nell’ambito chimico-farmaceutico, di cui gli ultimi quindici come PS/MSL sono stati molto utili nell’ apprendere cosa, a chi e come comunicare grazie ad una tutto sommato ‘corposa’ serie di competenze. Quindi una adeguata formazione sia durante il lancio che il post-lancio di un farmaco, l’apprendimento degli strumenti per interpretare le diverse tipologie di Studi Clinici ( https://www.scientific-european-federation-osteopaths.org/differenti-tipi-di-studi-clinici/ e per i lettori meno avvezzi http://www.ecranproject.eu/it ), il loro disegno/contenuto e la relativa “valenza” scientifica liberamente accertabile consultando le più rigorose banche dati di bibliografia scientifica internazionali. E poi mantenere i contatti con i Key Opinion Leaders ( KOLs ), clinici ed altre figure professionali del panorama sanitario ed instaurare con loro un rapporto preferenziale sulla base delle conoscenze apprese circa l’offerta farmacologica della farmaceutica, incluso l’utilizzo off-label del farmaco ( farmaci registrati ed approvati ma utilizzati per indicazioni terapeutiche diverse rispetto a quelle per cui vengono prescritti ). Senza trascurare ovviamente il partecipare ai Congressi nazionali e/o internazionali ed agli Hospital meeting, con l’auspicio di “individuare” nuovi esperti emergenti e con essi i centri ospedalieri/universitari più adatti per iniziare nuovi Trials Clinici.
venerdì 6 agosto 2021
CONFERME DELL’EFFICACIA DEL VACCINO A mRNA, ANCHE NEL CASO DELLE BREAKTHROUGH INFECTIONS ARRIVANO ANCHE DA QUESTO STUDIO CONDOTTO A SINGAPORE.
https://www.medrxiv.org/
“Cinetica virologica e sierologica delle infezioni intercorrenti ( breakthrough infections ) con la vaccinazione da variante Sars Cov-2 Delta ( B 1.617.2 ): uno studio di coorte multicentrico.”
[ Po Ying Chia, Sean Wei Xiang Ong, et al., medRxiv preprint ]
Si tratta di uno studio di coorte (che segue un gruppo di persone per un certo periodo di tempo), multicentrico, retrospettivo di pazienti che a Singapore avevano ricevuto un vaccino a mRNA autorizzato e poi ricoverati in ospedale con diagnosi di infezione da Sars Cov-2 Delta (B 1.617.2).
I pazienti sono stati reclutati tra il 01/04/21 e il 14/06/21 in 5 Centri: il Centro Nazionale per le Malattie Infettive, il Policlinico di Singapore, l’Ospedale Universitario, il Policlinico di Changi e l’Ospedale di Sengkang.
Di questi pazienti si sono valutate le caratteristiche cliniche e la cinetica, sia virologica che sierologica.
I risultati ottenuti sono stati confrontati con quelli di pazienti non vaccinati ed ugualmente ricoverati con diagnosi di infezione da Sars Cov-2 Delta.
RISULTATI/CONCLUSIONE:
Di 218 pazienti con infezione da Sars Cov-2 Delta:
1)88 avevano ricevuto il vaccino.
2)71 di 88 erano stati completamente vaccinati ( breakthrough infections).
3)130 non erano stati vaccinati.
Lo Studio ha evidenziato come le infezioni manifeste nel gruppo dei vaccinati fossero associate ad un rischio minore di sviluppare una malattia severa con polmonite, effetti sistemici ecc
e con una minore necessità di ricorrere all’ossigeno anche se l'età media era più alta (56 vs. 39 anni)
Oltre al fatto che tali infezioni fossero caratterizzate da un più rapido declino della carica virale.
[ “Conclusion: the mRNA vaccines are highly effective at preventing symptomatic and severe COVID-19 associated with B.1.617.2 infection. Vaccination is associated with faster decline in viral RNA load and a robust serological response. Vaccination remains a key strategy for control of COVID-19 pandemic."]
NOTA IMPORTANTE: Il lavoro su MedRxiv non è ancora stato peer-reviewed, ossia non è ancora stato sottoposto al vaglio e alla revisione critica da parte di uno o più scienziati esterni alla ricerca e competenti nel campo, al fine di ottenere il via libera sulle riviste specializzate del settore che richiedono tale meccanismo di controllo.
giovedì 5 agosto 2021
ORDINE DEL GIORNO
Dati, numeri non back of the envelope, notizie dal mondo della biotecnologia e delle scienze biomediche, riflessioni, bibliografia accreditata e l’ausilio di un utile vademecum per una migliore comprensione delle basi della letteratura scientifica ( senza per questo cadere nella trappola dello scientismo a tutti i costi, così caro al positivismo francese dell’Ottocento e del suo velleitario contro altare, ossia il relativismo espresso nelle forme più estreme) sono gli elementi che troverete su queste pagine. Quegli stessi elementi che si rivelano essenziali per risultare almeno credibili nell’ambito delle proprie affermazioni e divulgazioni senza peraltro demonizzare le opinioni altrui, sempre legittime e sacrosante, ma con l’auspicio di potersi confrontare con altrettanti elementi di pari tenore ma dai contenuti opposti per un sereno ed utile contraddittorio.
Il tempo, l’età e l’esperienza però mi hanno dimostrato che auspicare un sereno confronto di idee, basato su evIdenze accreditate, referenziate, revisionate e citate, senza finire nel golgo della pecora nel gregge del pensiero unico, succube del regime dittatoriale, sia un po’ come chiedere ad un cinghiale di mangiare con le posate.
Ed infatti come spesso accade, ci sono non poche persone che non apprezzano, anzi ne rimangono addirittura infastidite forse perché considerano gli elementi che trovano spazio in queste pagine come un’imperdonabile mancanza di rispetto verso le proprie certezze social e quindi cercano rifugio ed appoggio verso quel “salotto buono” che assomiglia sempre ogni giorno di più ad un tinello di provincia.
N.B. Il “salotto buono” altro non è se non quel mellifluo contenitore social, sempre pronto a dispensare “mi piace” non sulla base dei contenuti bensì sui culi giusti e convenienti da leccare. Inutile dire che La divulgazione scientifica è altra cosa.
Ricordate che qui non siamo su FB (dove ognuno sciorina il meglio dei propri sfoghi), ma su uno spazio personale che ha le sue regole per cui occhio alle polemiche,soprattutto se intrise di ineducazione, sulle pagine di questo blog. Non le voglio e se accade vi sbatto fuori in 3 secondi netti..non ho pazienza per nessuno.
E non provate nemmeno a consideralo come un atto di censura, perché trattasi di semplice moderazione dei commenti.
Se Tizio ha postato un commento che contraddice quello che ha postato Caio forse può esser vero o forse no, l’importante è che sia espresso con il minimo sindacale di una educata basic dialectic.
Quanto al vanto della visibilità, sappiate che al sottoscritto frega meno di 0 ed i like li lascio volentieri al “salotto buono”.
lunedì 2 agosto 2021
IL PARADOSSO TANTO CARO AI NO VAX, SPIEGATO DA UNA SEMPLICE FRAZIONE TRA NUMERATORE E DENOMINATORE CHE DIMOSTRA QUANTO SIANO EFFICACI I VACCINI ( e non il contrario ).
Facciamo un esempio pratico con i dati ISS 21/6 - 04/7 2021.
a)Fascia di età: Over 80
b)Diagnosi di Covid-19 tra i vaccinati con 2 dosi : 207 casi.
c)Diagnosi di Covid-19 tra i NON vaccinati: 117 casi.
Letto così si potrebbe affermare che nella fascia Over 80 il n di diagnosi di Covid e’ quasi il doppio tra i vaccinati con 2 dosi, rispetto ai non vaccinati ( 207 casi rispetto a 117 ) e che quindi i vaccini non funzionano.
Un paradosso quindi? Mica tanto. Semplicemente una questione matematica talmente evidente per cui basterebbe dare una occhiata al post di Eric Topol(scienziato e autore americano, fondatore e direttore dello Scripps Research Translational Institute, professore di medicina molecolare presso lo Scripps Research Institute), di cui allego l’immagine.
Infatti, basta aggiungere un quarto dato, per dimostrare la mistificazione della conclusione e dimostrare l’esatto contrario, ossia:
d)Fascia Over 80:
vaccinati 2 dosi: 3.879.756
Non vaccinati: 442.065
Ed è qui che entra in gioco il suddetto PARADOSSO ossia la frazione
n di casi/popolazione di riferimento
1) 207/3.879.756 x 100 ci da una % di Over 80 con diagnosi di Covid pari a 0,005%
2) 117/442.065 x 100 ci da una % di Over 80 con diagnosi di Covid pari a 0,026%.
Da cui si deduce che la % di Over 80 con diagnosi di Covid è MAGGIORE nel gruppo dei NON vaccinati e non viceversa.
*** *** ***
[...Più chiaramente, in gruppi di popolazione con una copertura vaccinale alta, la maggior parte dei casi segnalati si potrebbe così verificare in soggetti vaccinati, solo perché la numerosità della popolazione dei vaccinati è molto più elevata di quella dei soggetti non vaccinati...] Fonte ISS.
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Purtroppo mi rendo sempre più conto come la strumentalizzazione partitica, giornalistica e mediatica in generale, che è stata la regola fin dal gennaio 2020, si mantenga tutt’ora su alti livelli e continui a far danni.