Ebbene, ci sono novità importanti a cui dare assolutamente risalto e che riguardano la Cavalleria Leggera degli Anticorpi Monoclonali e più precisamente l’AMb, noto con il nome molecolare di SOTROVIMAB.
Come si può leggere nella comunicazione AIFA che troverete a questo link:[ https://www.aifa.gov.it/-/modifiche-registro-anticorpi-monoclonali-covid-19?fbclid=IwAR0FmCb5ygF92LsD9u8ouEDJE9JbOeyxsTAUVg9dl-LUNRz5Qg1seOlhZ58]
da ora è possibile utilizzare l’anticorpo monoclonale sotrovimab, per la seguente indicazione terapeutica:
“Trattamento della malattia da coronavirus 2019 (COVID-19) lieve o moderata, negli adulti e adolescenti di età pari o superiore a 12 anni NON ospedalizzati per COVID-19, che non necessitano di ossigenoterapia supplementare per COVID-19 e che sono ad alto rischio di progressione a COVID-19 severa”.
Ora vediamo di approfondire l’argomento, iniziando dal conoscere un po’ meglio questo anticorpo monoclonale e lo facciamo riassumendo l’articolo apparso su The Medical Letter del giugno scorso e che troverete a questo link: https://secure.medicalletter.org/w1627a
L’anticorpo monoclonale sperimentale Sotrovimab (VIR-7831; GSK/Vir Biotechnology) è in grado, linkandosi con una piccola parte di antigene della proteina spike del virus, di ridurre la capacità di quest’ultimo di entrare nelle cellule dell’organismo colpito. La sua iniziale approvazione in via di emergenza da parte di FDA ha trovato il suo razionale sulla base dei risultati provvisori dello studio in doppio cieco COMET-ICE ( https://clinicaltrials.gov/ct2/show/NCT04545060?cond=VIR-7831&draw=2&rank=1 ). In questo studio, sono stati arruolati 583 pazienti ambulatoriali positivi al Covid-19 con grado di malattia lieve/moderata, con età ≥ a 55 anni e con almeno una patologia concomitante (comorbilità) tra le seguenti: diabete, obesità, malattia renale cronica, insufficienza cardiaca, broncopneumopatia cronica ostruttiva o asma digrado moderato/grave.
I risultati dello studio hanno evidenziato come l’1% dei pazienti a cui era stato somministrato sotrovimab e il 7% di quelli a cui era stato somministrato il placebo manifestavano, entro il 29° giorno, un peggioramento del grado di malattia con ospedalizzazione o decesso. Gli effetti collaterali più comunemente riscontrati sono stati nel 2% rash cutaneo, nell’1% diarrea e rare reazioni di ipersensibilità. L’impiego del farmaco dovrebbe essere iniziato entro i primi 10 giorni dall’insorgenza dei sintomi. Lo studio ha testato anche l’efficacia di sotrovimab versus le varianti di SARS-CoV-2 evidenziate dall’OMS concludendo che il farmaco sembra essere efficace anche contro tali varianti.
Al momento non sono ancora disponibili studi di confronto diretto tra sotrovimab ed alti anticorpi monoclonali.
A questo punto non ci resta che fare un pò di chiarezza su che cosa si intenda, stando alla nota AIFA, per “paziente ad alto rischio di progressione a Covid-19 severa”. Sostanzialmente i fattori di rischio per sviluppare complicazioni ed aggravamento del quadro clinico sono i seguenti:
[... età > 65 anni; sesso maschile; tabagismo; patologie croniche: neoplasie, immunodepressione, obesità (BMI ≥30 kg/m2 ), malattia cerebrovascolare, demenze, malattie cardiovascolari, diabete mellito di tipo I e II, insufficienza renale cronica, pneumopatie croniche...].
Per i più interessati o per semplice curiosità, sappiate che la Cleveland Clinic ha messo a punto ed online un algoritmo per poter quantificare questo rischio. Il link è il seguente:
https://riskcalc.org/COVID19Hospitalization/
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.