Ma chi è Mr. Steve Johnson? Una persona qualsiasi, semplicemente uno dei tantissimi americani che a giugno di un anno fa si incuriosì alla notizia che la FDA aveva approvato un nuovo trattamento farmacologico - Wegovy, molecolarmente semaglutide - per il trattamento dell’obesità con almeno una condizione di rischio ad essa correlata come ipertensione, diabete di tipo 2 o colesterolo alto e da utilizzare in combinazione con una dieta ipocalorica unita ad una maggiore attività fisica. ( Meglio non dimenticare queste ultime due condizioni) - https://www.fda.gov/news-events/press-announcements/fda-approves-new-drug-treatment-chronic-weight-management-first-2014.
Questo signore, un venditore di dispositivi medici, le aveva provate vanamente proprio tutte, per perdere quei 27 kg che si ritrovava addosso in più del dovuto, dal digiuno ad intermittenza ad una l’intensa attività fisica e rimase molto impressionato dai dati diffusi dalla Novo Nordisk e riferiti agli studi clinici che dimostravano una riduzione del peso medio del 15 % per i pazienti arruolati. Ed allora chiamò il proprio medico per poterne entrare in possesso. Cosa che avvenne, ma ben tre mesi dopo.
Insomma, la Novo Nordisk era totalmente impreparata a soddisfare una domanda tanto ingente per il proprio farmaco, dal momento che di Mr Johnson, ne uscirono a bizzeffe.
Perché? Semplicemente perché in una realtà zeppa di farmaci anti obesità con pericolosi effetti collaterali e molti ritiri dal commercio, le farmaceutiche erano particolarmente dubbiose nell’investire denari per lo sviluppo di nuovi farmaci con quella indicazione e di pari passo, i medici nel prescriverli. Ma lo sviluppo di Wegovy, coincise con un significativo cambiamento della definizione di obesità (https://www.cdc.gov/obesity/basics/adult-defining.html?CDC_AA_refVal=https%3A%2F%2Fwww.cdc.gov%2Fobesity%2Fadult%2Fdefining.html), indicata dai Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie e che si applicava a chiunque avesse un indice di massa corporea (BMI) uguale o maggiore di 30, ed alla quale industrie e medici si adattarono più veloci di un razzo missile.
Non credo si debba essere dotati di super poteri per capire che in sostanza la varianza dell’annosa controversa definizione contribuì a giustificare il clamore suscitato da Wegovy, quale farmaco con maggiori rassicurazioni in termini di sicurezza ed efficacia ed ora avvallato tanto dai ricercatori, quanto dal mondo accademico e dal governo.
Ed ecco che in un battibaleno, mentre in un recente passato l’obesità era considerata alla stregua di un disturbo comportamentale, oggi la classificazione è quella di una malattia ad andamento cronico che, a causa delle frequenti correlazioni ed associazioni con condizioni patologiche, come il diabete, le malattie cardiache e l'ipertensione, richiede un trattamento continuo.
Vanno in questo senso le parole pronunciate da John Sharretts, endocrinologo e vicedirettore della Divisione per il trattamento del diabete, dei disturbi lipidici e dell’obesità della FDA: “Le persone perdono peso per poi riacquistarlo subito dopo e questo rende tutto molto complicato” - in effetti i vecchi farmaci per la perdita di peso non solo erano soggetti a pericolosi effetti collaterali, ma non funzionavano come volevano le persone. Le perdite di peso erano spesso modeste, intorno al 5-10%, e le persone in genere riprendevano peso non appena cessata l’assunzione dei farmaci. Questo continuo tira e molla certamente non contribuiva a fare la felicità della salute mentale di persone, già provate anche psicologicamente, ripercuotendosi sul grado di fiducia verso quella classe di farmaci - “L’obiettivo della perdita di peso dovrebbe essere la riduzione a lungo termine del grasso in eccesso per minimizzare qualsiasi conseguenza sulla salute”.
Questo Blog, lo sa bene chi lo legge, nasce con l’intento di raccontare determinati accadimenti in ambito scientifico, senza peli sulla lingua e senza alcuna necessità di compiacere questo o quello, per cui mi pare “onesto” rilevare come spesso prendersi il merito della prima parte della risposta biologica da parte di alcuni produttori, quella per capirci in cui le persone perdono peso, per poi subito dopo incolparli per la seconda parte della stessa risposta biologica definita da una ripresa del peso, abbia determinato in molti una sorta di bias cognitivo. Lungi da me, comunque fare di tutta un’erba un fascio.
Attualmente Wegovy è uno dei cinque farmaci sul mercato utilizzabili per ciò che le autorità di regolamentazione statunitensi chiamano "gestione cronica del peso". Circa il 42% delle persone negli Stati Uniti soddisfa la definizione di obesità del CDC (https://www.cdc.gov/obesity/data/adult.html) e le persone con un BMI più basso di 30 ma affette da una o più malattie metaboliche possono fare affidamento anche su quella che per semplicità definisco come una versione terapeutica ad azione più breve. Nome commerciale Saxenda (liraglutide molecolarmente)) ed approvato nel 2014.
Ma a controbilanciare questa innovativa tesi con relativa soluzione, ci si è messo di mezzo un altro tipo di orientamento, quello che dice, in sostanza, che essere grassi non è una malattia. Uno studio del 2016 dell'Università della California, a Los Angeles, conclude che il 29% delle persone che sono definite in gergo medico come obese, dal punto di vista metabolico sono assolutamente sane (https://www.nature.com/articles/ijo201617.epdf?sharing_token=04rXxI25LViyXd4DwnhAYNRgN0jAjWel9jnR3ZoTv0PHiOJvEwhsVzWDqKZ-GghD3NPUo1F58ij5jste8OTh3jlrB6eqwHvaFr6X7G9vPwgy1-ato5rusqsccJx1rnhN5AQ1_RduUIKlYYsJNsh8mIti5Vqt1_POyy43N0wrE86FzKhIuv8tvGTzsJylR5z6zqZ4Fe0M3iXwPD1CQoz-7Q%3D%3D&tracking_referrer=cen.acs.org).
A fare da cassa di risonanza a questi risultati dando vita ad un vero e proprio movimento, ci ha pensato Ragen Chastain, una sorta di “miracolo multitasking”, in quanto scrittrice, divulgatrice, pubblica oratrice, ballerina, maratoneta, allenatrice, specialista in corsi di fitness e di altri animali fantastici, rigorosamente sovrappeso e decisamente contraria alla conclusione che obesità = patologia, tanto da affermare che essere grasso è semplicemente un normale stato dell’essere umano, per cui definirlo come patologico risulterebbe stigmatizzante essendo utile solo per generare alti profitti.
Questa opinione, molto diffusa, casca a fagiolo perché a breve, esaurito questo capitolo, inizierò, una lunga serie di articoli per chiarire una buona volta come sparare a zero sull’industria farmaceutica non sia esattamente un’idea geniale, anche se so che l’industria capace di sviluppare nuovi farmaci non sia ben vista, nonostante il dato assodato che l’R&D costituisca un'attività altamente rischiosa e molto costosa, con chance di successo dell'ordine del 10%. Ma di questo ne parleremo a tempo debito. To the next…
PS. Indovinate chi è il Signore immortalato nell’immagine. :-)))
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