mercoledì 22 giugno 2022

REPETITA JUVANT: MUTAZIONI E VARIANTI, VANTAGGIO O SVANTAGGIO E PER CHI?


Iniziamo con il chiarire che cosa sia una variante. Quando un virus, in un dato momento, si rinviene con una forma diversa, rispetto a quella dominante sino a quel momento, allora possiamo parlare di variante.


La considerazione successiva è capire come questo possa avvenire. Un virus, può essere descritto, come un ammasso di proteine al cui interno è contenuto del materiale genetico che porta con se l’informazione necessaria per produrre altri ammassi proteici ed inglobare copie dello stesso materiale genetico al loro interno. Più semplicemente il virus ha necessità di riprodursi, ma non potendolo fare da solo, per replicarsi, ha la necessità assoluta di infettare più cellule possibili per creare, attraverso determinati meccanismi, altri ammassi proteici e molecole di materiale genetico, che siano copie del materiale genetico originale. E’ esattamente in questo frangente che possono manifestarsi delle mutazioni in grado di cambiare la struttura proteica che compone l’involucro del virus. 


A questo punto, sarebbe lecito domandarsi se ogni mutazione sia in grado di generare una variante. La risposta, semplice, semplice è NO! Innanzitutto perché le mutazioni non sono tutte uguali e soprattutto, molto spesso risultano essere deleterie per il virus stesso dal momento che qualsiasi cambiamento della struttura proteica può generare una variazione della sua funzione in senso negativo, e quindi creare danni per il virus stesso ( impropriamente Mutazioni “Deleterie”). Ovviamente, potrebbero verificarsi anche Mutazioni impropriamente “Neutre”, in grado di NON impattare in alcun modo sull’attività del virus e last but not least, anche mutazioni capaci di conferire un vantaggio al virus, come ad esempio, una maggiore facilità di penetrare nelle cellule dell’ospite (Omicron ne è un esempio). Potremmo quindi scrivere impropriamente, in questo caso, di Mutazioni “Vantaggiose”. Ma su questo aspetto e sul rapporto tra vaccini e varianti, ragioneremo ancora più in dettaglio più tardi perché non è così semplice come appare descrivere le variabili di tale evenienza.


Per ora ci basti sapere che i vaccini sono stati studiati per consentire al nostro sistema immunitario di riconoscere una specifica proteina del virus, la proteina Spike, dal momento che, per tutta una serie di motivi che è inutile trattare in questo post, è direttamente coinvolta nel meccanismo con cui il virus penetra nelle nostre cellule. Fare in modo che gli anticorpi riconoscano la proteina Spike, produce quindi due effetti, (i) rendere il virus riconoscibile anche ad altre cellule del nostro sistema immunitario, per poterlo attaccare ed eliminare e (ii) limitare il più possibile, di conseguenza, il virus nella sua capacità di farsi strada tra le cellule dell’ospite e quindi di far progredire l’infezione e la malattia.

Risulta quindi evidente che, quello che si auspichi non avvenga è il manifestarsi di mutazioni capaci di cambiare in modo sufficiente la proteina Spike facendo si che questa non possa più essere riconosciuta. Tradotto, che il virus risulti capace di eludere COMPLETAMENTE i vaccini oggi in uso.


La probabilità che questo avvenga è molto bassa e molto rara. Perché?…erga omnes (i) la natura delle mutazioni è un evento casuale, (ii) non esiste solo la proteina Spike in un virus, per cui sono molte le proteine che possono mutare, (iii) le mutazioni che quindi devono preoccuparci, sono solo quelle a carico della Spike, (iv) e di questo gruppo di mutazioni solo quelle in grado di nasconderla ai nostri anticorpi, (v) fortunatamente non abbiamo a disposizione un solo tipo di anticorpi dal momento che il nostro organismo, sia grazie all’immunità naturale ( aver contratto l’infezione ) sia grazie a quella indotta ( il vaccino ) - https://ilgeneegoista.blogspot.com/2022/04/hybrid-immunity.html - può produrre moltissime e diverse popolazioni di anticorpi tutte in grado di riconoscere la proteina Spike, ma in punti diversi. In gergo, si definiscono anticorpi policlonali.

Per questi motivo, risulta evidente che la proteina Spike, dovrebbe essere soggettata a tantissime mutazioni, per poter eludere tutti questi anticorpi. Tutto quanto sopra esposto, nel suo insieme, rende conto del perché non sia altissima la probabilità che emerga una variante in grado di eludere in modo significativo il vaccino.

 

Ciò detto, pur trovandoci di fronte ad una bassa probabilità che questo evento avvenga, dobbiamo tenere a mente che gli eventi sono davvero tanti. Difatti le mutazioni si manifestano ogni volta in cui il virus replica, per cui, ad esempio, soltanto nell’infezione di un solo soggetto avremo una miriade di eventi replicativi. Diventa quindi quasi banale considerare che quanto più il virus è libero di circolare tanto più aumenta la probabilità che si origini una variante capace di eludere il nostro sistema immunitario.        


E se vogliamo, come nel titolo, mettere i puntini sulle i, cerchiamo di capire se quando si parla di mutazioni, queste si correlino a vantaggi o svantaggi e soprattutto a favore di chi. La maggior parte delle mutazioni che si hanno sulla Spike è più probabile che siano dannose, o più terra terra NON “migliori” piuttosto che vantaggiose PER IL VIRUS e questo perché basta che cambi un aminoacido nella sequenza di quelli che compongono la proteina spike per mandare a carte quarantotto tutto l’ambaradan con conseguente perdita della funzione di quella proteina e bye bye vantaggio. Tanto è vero che varianti di questo tipo, remerebbero contro il virus perché riuscirebbe a riprodursi di meno.

Ma attention please! Questo non vuol dire che non possano riscontrarsi mutazioni capaci di migliorare la funzione o la prestazione della proteina Spike, ma solamente e semplicemente che ciò non rappresenta la regola, trattandosi di un evento non molto comune. Nel caso però ciò avvenisse sarebbe lecito pensare che una mutazione, dalla quale possa emergere una variante che giochi a favore del virus, (definiamola impropriamente una variante “migliore”) possa correlarsi automaticamente ad una maggiore virulenza, aggressività o patogenicità. Fortunatamente non è così! In ambito evoluzionistico, una mutazione impropriamente “migliore” non rende più efficaci a fare un qualcosa (per esempio causare una maggiore virulenza) ma piuttosto più adatti a farlo (per esempio aumentando la capacità di trasmissione).Tanto è vero che una malattia lieve consente di sfruttare per più tempo l'ospite, che diventa veicolo attivo di diffusione di nuove particelle virali non solo nella fase asintomatica ma anche nella fase sintomatica. Contrariamente, un ospite allettato non è "utile" per la trasmissione virale mentre un ospite che ha solo tosse o naso che cola ma può muoversi e contagiare altri è utilissimo. Ovviamente sempre per il virus. Per paradosso (ma non tanto), in un mondo ideale in cui i vaccini sono in grado di proteggere dalla malattia in forma grave tentando, sia pur remando parecchio e spesso a vuoto, anche di limitare o circoscrivere il più possibile la circolazione del virus, potrebbero essere favorite quelle mutazioni che, pur mostrando maggiori difficoltà nel legame tra la Spike ed il recettore cellulare dell’ospite (ACE), e quindi capaci di causare una minore attività patogenetica, riescano invece ad eludere il vaccino.


Ricordo, per chi si fosse perso volontariamente o meno qualche passaggio, che l’obiettivo per tutti gli organismi portanti informazioni genetiche è quello di riuscire a riprodurle il più possibile quindi qualunque mutazione che permetta al virus di tramandare di più la sua informazione genetica sarebbe vantaggiosa (sempre PER IL VIRUS), ma questa mutazione non renderebbe necessariamente più efficace la proteina Spike, anzi paradossalmente potrebbe essere l’opposto (cosa per noi estremamente favorevole) perché una variante del virus in grado di diffondersi anche di più grazie alla capacità di eludere il vaccino, ma che sia conseguentemente anche meno virulenta poiché meno capace di esprime un buon legame Spike / ACE sarebbe una variante non proprio da buttare nel cestino dello spam (e non a caso, è ciò che sta avvenendo).                                                                                                                                                                                                                                                                             


In ogni caso, ben anche la proteina spike del virus mutasse, diventando più contagiosa, non potremmo parlare di una mutazione radicale, poiché le mutazioni posso manifestarsi solo gradualmente e probabilmente essere anche MENO dannose per il virus, a patto che prima siano avvenute diverse modifiche, gradualmente ed in sequenza temporale (A tal proposito mi viene in mente come nell’ambito del monitoraggio attuale delle VOC si sia passati dalla B.1.1.529 o Omicron alle “sotto varianti” BA.2, BA.3, BA.4, BA.5).


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