sabato 9 aprile 2022

LA GENERAZIONE 2.0 DEGLI ANTIVIRALI CONTRO LA COVID-19 / (Part Three).


Contrariamente a quello che qualcuno pensa, la lotta alla Covid non rappresenta un gioco a somma zero, e con i vaccini e gli anticorpi monoclonali disponibili, la nuova generazione di antivirali, se migliorati dal punto di vista del profilo clinico, farmacocinetico e farmacodinamico diventeranno sempre di più un presidio fondamentale su cui contare. E’ ovvio pensare che nel caso in cui il Sars-CoV-2 diventasse sempre più endemico, il paradigma del trattamento, nei prossimi massimo due anni, si dovrebbe traslare dal trattamento negli ospedali dei casi gravi al trattamento in ambito ambulatoriale dei casi lievi/moderati. E sino a qui, nulla che abbia a che vedere con Super Eroi, Elfi o altre storie fantastiche.

Tuttavia, forse in virtù di una così tanta penuria di armi e personaggi dai super-galattici poteri, oltre oceano, gli Stati Uniti si stanno affannosamente organizzando per ideare programmi  in grado di rendere più accessibili gli attuali antivirali disponibili. Nell'ambito di un'iniziativa lanciata di recente e chiamata “Test to Treat”, letteralmente “Test e Cura”( https://www.economymagazine.it/biden-antivirali-gratis-agli-americani-positivi-al-test-in-farmacia/) i pazienti che presentano sintomi da infezione Covid-19 e classificabili ad alto rischio per lo sviluppo di malattia grave possono entrare belli belli in alcune selezionate farmacie per essere “valutati” e, nel caso, possono uscirsene con un bel sacchetto contenente un ciclo completo gratuito di antivirali. Che si tratti di una illuminazione, sinceramente non lo so e che si tratti di una buona idea, ancor meno. Come chiarito nei due post precedenti, il trattamento con Paxlovid prevede 30 pastiglie in 5 giorni, 10 di Ritonavir e 20 di Nirmatrelvir, ossia non certamente il non plus ultra della compliance, dal momento che parliamo dell’assunzione giornaliera di 6 capsule. Inoltre deve essere inderogabilmente somministrato entro i primi 5 giorni dall'insorgenza dei sintomi.

Resta dunque da vedere, come riportato in un articolo di Repubblica (https://www.repubblica.it/salute/2022/03/07/news/covid_test_strategia_usa_giusta-340298110/) quanti e quali siano i punti deboli di una simile strategia. “Un comune cittadino americano, sarà in grado di riconoscere i primi sintomi e a presentarsi in farmacia in tempo per la somministrazione? Come fa un cittadino a sapere se svilupperà una malattia grave?”. Ed a queste sacrosante domande si sommano ulteriori “other weaknesses” quali la discriminazione dei pazienti che beneficeranno del farmaco, il difficile monitoraggio degli effetti collaterali e dell'iinterazione con altri farmaci (già riferiti per Paxlovid), nonché la correttezza del trattamento.


Ma come si dice…”se Atene piange, Sparta non ride”…anzi!!! E per Sparta, leggasi pure il nostro Bel Paese. Che dire, pare di assistere ad un’opera del Teatro dell’Assurdo con totale disarticolazione di qualsiasi forma di pensiero logico-consequenziale. Mi verrebbe da parafrasare stravolgendone però la narrazione, Beckett quando scrisse Aspettando Godot.

Vladimiro ed Estragone, potrebbero benissimo chiamarsi Alberto e Giovanni ( magari due neo positivi al covid appena informati di esserlo), e Paxlovid non stonerebbe in luogo di Godot. E mentre i giorni passano (5 per l’esattezza) i due parleranno tra di loro, interagiranno sia pure con toni assurdi, aspettando l’arrivo di Paxlovid, che, sappiamo per bocca del suo “giovane messaggero”, ( massì, Aifa potrebbe essere un nome di fantasia accettabile) non arriverà mai, o peggio, causa una irrefrenabile tendenza delle persone a complicare le cose semplici, sprofondando nel grottesco, ARRIVERA’, si chiamerà per l’appunto Paxlovid e sarà disponibile ma talmente in RITARDO, causa una assurda normativa, da risultare inutile tanto quanto un NON PERVENUTO, e senza che nessuno faccia una qualsiasi azione eclatante per smuovere la situazione.


Eh già! Perché piaccia o meno, siamo alle solite. Il Virologo F. Broccolo dell’Università di Milano Bicocca, sintetizza, si fa per dire, l’intero iter per accaparrarsi questa terapia antivirale così: “Ci vogliono circa due giorni prima che il paziente abbia il referto del tampone, dopodiché deve rivolgersi al medico di base (o anche ad una Usca) il quale a sua volta dovrà mettersi in contatto con il reparto di Malattie infettive dell'ospedale, dove il farmaco potra’ essere prescritto e somministrato da”alle sole Farmacie Ospedaliere. Insomma, si tratta di una normativa burocratica, a cui purtroppo siamo ormai avvezzi, che rischia di rendere inutilizzabili farmaci vitali, e per altro già anche acquistati causa ristrettezza dei tempi. Già me la vedo l’indignazione (sacrosanta) di chi scriverà a proposito di soldi spesi nell'acquisto di farmaci “inutili” perché non utilizzabili: “shame in you”, a catinelle insomma.


Del resto, già ad inizio Aprile, il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici Filippo Anelli, si era così espresso: “Un iter così complesso, infatti, rischia di far slittare i tempi pericolosamente, rallentando l’accesso ai farmaci. Chiediamo che i percorsi siano semplificati in modo tale da poter iniziare quanto prima possibile il trattamento ed ora aspettiamo lo convocazione ad un tavolo da parte di AIFA”. ( https://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=102184.). Lascio intuire come sia finita la trattativa. Gia! La vicenda dei Mab, sia pure con i dovuti distinguo, pare proprio non abbia insegnato nulla (https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/10/07/monoclonali-indagine-della-corte-dei-conti-aifa-rifiuto-i-farmaci-gratis-poi-li-compro-dopo-un-anno-il-fascicolo-sullo-scoop-del-fatto/6346288/.).


Pare proprio, che ancora una volta, per evitare un eccesso di prescrizione, si sia optato per il male minore ma assolutamente fallimentare, “boicottando” la prescrivibilità, nonostante la politica abbia stanziato i fondi ed acquistato il farmaco. In fondo, cosa volete che sia se, per quanto riguarda Paxlovid “l’Italia ha opzionato 600mila trattamenti per un anno ma in un mese ne sono stati prescritti solo per 2.072 pazienti?!”. E le cose di certo non vanno meglio per molnupiravir di Merck & Co. Chapeau! Vorrà dire che questo tipo di “sistema”, da qualche parte, garba a molti. 

(https://www.quotidianosanita.it/governo-e-parlamento/articolo.php?articolo_id=103387).



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