giovedì 9 settembre 2021

TERZA DOSE: RAGIONARE BENE MA NON IN TERMINI DI O BIANCO O NERO, PERCHÉ ALLO STATO ATTUALE NON È (ANCORA) POSSIBILE.

 


Scrivo questo post ben prima che una eventuale terza dose di vaccino venga codificata in termini di perché, quando, a chi e come e senza sapere se l’organismo politico deciderà o meno di renderla obbligatoria, ovviamente unitamente alla vaccinazione in generale. E lo faccio partendo dal presupposto che qualsiasi decisione politica in merito, debba risentire di forti implicazioni scientifiche e che [...quando esistono evidenze forti e generalmente condivise dalla comunità scientifica, la discussione non è legittima, e non è democratica, se non prende in considerazione queste evidenze, e se quindi si svolge come se queste evidenze non vi fossero…].Fortunatamente per tutti, oggi, grazie alla rete e a numerose quanto accreditate e trasparenti banche dati bibliografiche internazionali, chiunque ha la possibilità di accedere allo stato attuale delle conoscenze scientifiche attuali, e magari potendo contare su alcuni “free pass” a studi in fase di elaborazione preliminare, nonché alle evidenze sperimentali pregresse o in atto. Ciò che è molto più complesso, è addivenire ad una sintesi di tanto materiale, in modo da poter suggerire una risposta perfetta ad ogni domanda, dubbio o perplessità, che gli Studi stessi, molto spesso, sono i primi a mettere in luce. E questo è il motivo per cui, in campo scientifico, su alcune questioni ( non su tutte a Dio piacendo ),è impossibile esprimersi come se esistesse solo o il bianco o il nero.Mi rendo conto che gli organi di informazione in generale, vivano, per molte ragioni che qui non è opportuno elencare, di sensazionalismo allo stato puro, per intenderci “ l'uomo che morde il cane" fa più notizia del "cane che morde l'uomo". Così come è indubbio che la Scienza (quella con la S maiuscola) - essendo per definizione una conoscenza "in progress" - proceda attraverso errori e soluzioni perfettibili, ma sicuramente sufficienti a metterci al riparo dalla maggior parte dei pericoli (non tutti, purtroppo ed ad ora). Ed esistono, con buona pace dei più irriducibili quanto livorosi polemico-detrattori seriali, criteri oggettivi per definire ciò che è scienza e ciò che non lo è. E non mi riferisco alla Scienza come fonte di verità assolute, ma di verità dei fatti e che ha come diretto contro altare, non lo scetticismo, ma la menzogna più becera. Verità “dei fatti” che ben si distaccano dalle opinioni in egual misura di come le opinioni “dovrebbero” distinguersi dalle stronzate. Scritto questo doveroso preambolo, cerchiamo di capire cosa le evidenze scientifiche e gli studi clinici, ci suggeriscono circla terza dose di vaccino. Gli Stati Uniti prevedono di proporre una terza dose di richiamo per i vaccini Pfizer e Moderna a partire da Settembre, ( e questo in un periodo in cui proprio sui temi terza dose e vaccinazioni in età pediatrica non corre propriamente buon sangue tra FDA, con l’addio di Marion Gruber, ed Amministrazione Biden, “accusata” di dar maggiori attività regolatorie al CDC ) come contro misura a quella che per ora appare come una diminuzione del grado di protezione offerto dai vaccini e, se confermato ed in che misura, imputabile sia ad un declino della risposta anticorpale sia alle caratteristiche della variante Delta. Subito due precisazioni. La prima: questa evenienza non deve stupirci dal momento che ci troviamo di fronte ad un nuovo coronavirus, ed il nostro sistema immunitario, reagisce in modo diverso a seconda dei patogeni che deve affrontare. Del resto due vaccinazioni contro il morbillo ci proteggono per il resto della nostra vita, mentre dobbiamo sottoporci annualmente al vaccino anti influenzale e questo perché i vaccini, per farla semplice, imitano le infezioni “naturali”. La seconda: sino ad oggi, sono stati utilizzati in tutto il mondo ( non so se lo sapete, ma vale la pena controllare ) 22 vaccini anti CoV-19 con una somministrazioni di quasi 5 miliardi di dosi. Nella maggior parte dei casi, quando si sono manifestate reazioni, si trattava di reazioni lievi o molto lievi, ma in alcuni casi (sporadici se rapportati al numero delle somministrazioni ) si sono manifestate reazioni più serie e gravi ma sempre al di sotto della loro “naturale” incidenza annuale sulla popolazione. ( per chi desidera può approfondire a questi link: https://www.nih.gov, https://www.ema.europa.eu/en, https://www.aifa.gov.it, https://www.fda.gov, non proprio pochi insomma). Correttamente però, mi corre sottolineare come i dati oggi a disposizione su una eventuale terza dose, non siano ancora nella loro totalità definitivi, dal momento che l’intero apparato Accademico e Scientifico deve ancora appurare a che livello di risposta anticorpale scende il nostro sistema immunitario, in quanto tempo e stratificare queste informazioni tra le varie tipologie di persone per età, sesso e malattie pregresse o concomitanti, al fine di individuare un target preciso per una eventuale routinaria terza dose. Cito e commento tre studi che al momento, sono al vaglio in questo senso. Inizio con un recente Studio Israeliano, i cui risultati preliminari sono stati “resi noti” ;) a fine Agosto dal Maccabi Health Services ( https://www.maccabi4u.co.il/1781-he/Maccabi.aspx ) in cui si dimostra che solo 37 persone su 149.144, pari allo 0,02% sono risultate positive al Covid-19, dopo aver ricevuto la terza dose del vaccino Pfizer, mentre 1.064 persone su 675.630, ossia quasi lo 0,2% sono risultate positive dopo aver ricevuto solo due dosi di vaccino tra gennaio e febbraio. Il disegno dello studio prevedeva che le caratteristiche demografiche, fossero simili tra i due gruppi in esame. I ricercatori israeliani suggeriscono, in questa fase preliminare dell’elaborazione dello studio, che una terza dose di vaccino COVID-19 Pfizer (NYSE:PFE) e BioNTech (NISDQ:BNTX) porta a notevoli incrementi del grado di immunità nelle persone di età ≥ 60 anni e che il grado di protezione contro l’infezione, secondo gli scienziati del Gertner Institute e del KI Institute, aumenta di quattro volte 10 giorni dopo la somministrazione della terza dose. Inoltre, i pazienti che hanno ricevuto una terza dose hanno anche manifestato un grado di protezione contro le manifestazioni più gravi della malattie e le ospedalizzazioni, da 4 a 6 volte superiore, e la conclusione preliminare è stata che nelle persone con più di 60 anni, una terza dose di vaccino risulta essere efficace all’86% nella protezione verso le re-infezioni (anche asintomatiche o paucisintomatiche). In una recentissima intervista la Dr.ssa Anat Ekka Zohar (VP, Head of Quality, Research and Digital health Division at Maccabi Health care Services) ha dichiarato: “La tripla dose è la soluzione migliore per arginare l'attuale ondata di infezione”. Se volete, potete cercare qualche dato su questo studio a questo link: https://www.health.gov.il/English/Pages/HomePage.aspxIl secondo presupposto in letteratura riguarda un trial clinico iniziato a Maggio nel Regno Unito, che annovera tra  gli Autori principali il Proff. Saul Faust, Professore di immunologia pediatrica e malattie infettive, NIHR Wellcome Trust Clinical Research Facility, condotto per valutare se una terza dose di vaccino potrebbe aumentare il grado di protezione immunitaria Vs l’infezione da Covid-19, ed i cui risultati preliminari sono attesi per Settembre 2021. Quello di cui sono riuscito a venire a conoscenza, è che il disegno del Trial impone il reclutamento di quasi 3.000 partecipanticon lo scopo di valutare gli effetti  della somministrazione di una terza dose di ben sette vaccini, dei quali alcuni già largamente in uso ed altri ancora in fase di studio. I vaccini impiegati sono Pfizer, AstraZeneca e Moderna Johnson & Johnson, Novavax, Valneva e CureVac. Il Proff. Saul Faust, ha premesso che i risultati che si otterranno dovranno aiutare i decisori politici per pianificare una corretta ed efficace campagna vaccinale che includa anche una terza dose e con quale vaccino somministrarla. Il terzo studio, last but not least, imprescindibile a cui guardare è il seguente: “Reactogenicity and immunogenicity after a late second dose or a third dose of ChAdOx1 nCoV-19 in the UK: a substudy of two randomised controlled trials (COV001 and COV002)- Lancet 2021 01 Sep” ( https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC8409975/ ) dove per ChAdOx1 nCoV-19 si intende vaccino Oxford-AstraZeneca. Già il 21 Giugno sul sito della Oxford University si poteva leggere, in anteprima: Delayed second dose and third doses of the Oxford-AstraZeneca vaccine lead to heightened immune response to SARS-CoV-2ossia “La seconda dose ritardata e la terza dose del vaccino Oxford-AstraZeneca portano a una maggiore risposta immunitaria contro il SARS-CoV-2” ( https://www.ox.ac.uk/news/2021-06-28-delayed-second-dose-and-third-doses-oxford-astrazeneca-vaccine-lead-heightened ). Per chi fosse interessato a maggiori informazioni sullo studio può contattare Gen Juillet, Media Relations Manager presso l’Università di Oxford alla seguente mail: gen.juillet@admin.ox.ac.ukMa ritorniamo allo studio pubblicato su Lancet il primo Settembre e linkabile anche allo studio: “Longer intervals and extra doses of ChAdOx1 nCoV-19 vaccine” :(https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(21)01817-1/fulltext ). Il Trial è partito dal presupposto che, a causa della carenza di fornitura dei vaccini, si poteva compromettere il grado di immunizzazione in alcuni Paesi, dal momento che si doveva allungare l’intervallo di somministrazione tra la prima e la seconda dose, mentre nei Paesi senza alcun problema di approvvigionamento, si iniziava a valutare l’ipotesi di una terza dose. I ricercatori hanno valutato:

1 La persistenza del grado di immunogenicità dopo una singola dose di ChAdOx1 nCoV-19 (AZD1222).

2 Il grado di immunizzazione dopo aver esteso l’intervallo tra la prima e la seconda dose a 44-45 settimane.

3 La risposta ad una terza dose come richiamo, somministrata 28-38 settimane dopo la seconda dose.

L’età dei volontari dello studio era compreso nel range 18-55 anni. Il trial suggerisce, riassumendo, che estendere l’intervallo prima della seconda dose di vaccino porta ad un aumento del titolo anticorpale ed al contempo una terza dose di richiamo induce la formazione di anticorpi in grado di aumentare significativamente l’efficacia della seconda dose attraverso un aumento della risposta anticorpale indotta dai Linfociti T. Ehm…ecco cosa si dovrebbe intendere per “referenze” e chi vuol capire capisca; nel caso contrario…bhè…i fatti ed i dati restano sempre questi. :-))). Aggiungo che anche il National Institutes of Health ha recentemente annunciato di aver iniziato un nuovo trial clinico su persone totalmente coperte dal vaccino – con qualsiasi vaccino autorizzato – per vedere se una terza dose del vaccino aumenterà la produzione anticorpale e se prolungherà la protezione contro l'infezione dal virus. (https://clinicaltrials.gov/ct2/show/NCT04889209). Come ha recentemente affermato in una intervista la dott.ssa Kirsten Lyke, esperta di vaccini presso la School of Medicine dell'Università del Maryland e leader dello studio sulla somministrazione del richiamo del NIH, “ non si possono ancora avere certezze assolute sulla durata della attuale protezione vaccinale dal momento che le persone hanno iniziato a vaccinarsi in gran numero solo pochi mesi fa. Ma le prime evidenze sono incoraggianti perché i livelli di copertura anticorpale stanno calando, ma gradualmente.  Quindi è ragionevole dedurre che  con questo lento tasso di declino, la protezione indotta dai vaccini rimarrà significativa  per almeno 8-12 mesi, mentre le persone che sono state precedentemente infettate e poi hanno ricevuto il vaccino possono godere di un grado di protezione ancora più elevato”. Sempre in un’altra intervista  il Dr. Scott Hensley, immunologo dell'Università della Pennsylvania ha anche posto l’accento sul fatto che “alcuni vaccini anti-covid, garantiranno un grado di protezione nel tempo diverso da altri, a secondo delle loro caratteristiche”. Concludo sottolineando, se mai ce ne fosse di bisogno, che la ricerca prosegue giorno dopo giorno, e che onde poter registrare di quanto la risposta immunitaria possa scemare nel tempo, per questo genere di vaccino/patogeno, sono allo studio alcuni Marcatori Biologici anche noti come Correlates of Protection Markers che segnano la soglia sotto la quale la risposta anticorpale non viene più garantita dalla protezione vaccinale. Anche varianti e mix-vaccinali, giocano un ruolo assolutamente non secondario a riguardo della somministrazione di una terza dose, ma di questo parleremo in un altro articolo.


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