martedì 21 settembre 2021

TEST SALIVARI GREEN PASS E DIFFERENZE TRA I DIVERSI TEST ANTI-COVID-19


Per ottenere il Green Pass si potrà far ricorso anche al test salivare molecolare disciplinato dalla seguente circolare del Ministero della Salute (https://www.seremi.it/sites/default/files/Circolare%20Salivari%2014%2005.pdf ) e per il quale si è attesa la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della legge di conversione del decreto n. 105, approvato in Consiglio dei Ministri il 23 luglio, approvato alla Camera il 9 settembre e al Senato con fiducia il 15 settembre e pubblicata il 18 settembre e che attesta quanto segue:


[... Ai fini dell’art.9 del Decreto Legge 22 aprile 2021, n. 52, valgono le seguenti definizioni/precisazioni:

  • certificazioni verdi COVID-19: le  certificazioni  comprovanti lo stato di avvenuta vaccinazione contro il SARS-CoV-2  o  guarigione dall'infezione da  SARS-CoV-2,  ovvero l’effettuazione di un test antigenico rapido o molecolare, quest’ultimo anche su campione salivare e nel rispetto dei criteri stabiliti con circolare del Ministero della salute, con esito negativo al virus SARS-CoV-2;

e) all’articolo 9:

01) al comma 1, lettera a), le parole da: «ovve- ro» fino a: «SARS-CoV-2» sono sostituite dalle seguenti: «ovvero l’effettuazione di un test antigenico rapido o molecolare, quest’ultimo anche su campione salivare e nel rispetto dei criteri stabiliti con circolare del Ministero della salute, con esito negativo al virus SARS-CoV-2»;

02) al comma 2, lettera c), dopo la parola: «molecolare» sono inserite le seguenti: «, quest’ultimo anche su campione salivare e nel rispetto dei criteri stabiliti con circolare del Ministero della salute,»;

1) al comma 3, al primo periodo, le parole: «va- lidità di nove mesi» sono sostituite dalle seguenti: «validità di dodici mesi» e dopo il secondo periodo è inse- rito il seguente: «La certificazione verde COVID-19 di cui al primo periodo è rilasciata altresì contestualmente all’avvenuta somministrazione di una sola dose di un vaccino dopo una precedente infezione da SARS-CoV-2 e ha validità dal quindicesimo giorno successivo alla somministrazione.»...] Link: ( https://www.gazzettaufficiale.it/eli/gu/2021/09/18/224/sg/pdf ) pagina 45, colonna a sx. 



Ricapitoliamo tutto ciò che sappiamo, ad ora, sui vari test. Innanzitutto iniziamo a suddividerli in due categorie: 

aTest Diagnostici che comprendono i Test Molecolari ed i Test Antigenici che rilevano se si è in presenza di una infezione da Covid-19 attiva.

bTest Anticorpali noti come Test Sierologici che rilevano se, in passato, si è già contratto l’infezione.


Test Molecolari: ricercano il materiale genetico e il sequenziamento specifici del virus SARS-Cov-2 ( in questo caso RNA ). Ne conosciamo di diversi tipi, ossia i test di amplificazione degli acidi nucleici (NAAT), i test di reazione a catena della polimerasi (PCR) meglio noti ( e più utilizzati ) come rt-Real Time PCR, i test di amplificazione isotermica ciclo-mediata (LAMP) e i test basati su una tecnica di editing genetico CRISPR-Cas12.

Questi test vengono solitamente eseguiti utilizzando un tampone rino-faringeo, oro-faringeo o con un campione di saliva. 

  • Test a Tampone Rino-Oro-Faringeo Molecolare: (valido per l’ottenimento del green pass ).

Secondo la circolare allegata [... Il test molecolare su campione nasofaringeo e orofaringeo rappresenta il gold standard internazionale per la diagnosi di COVID-19 in termini di sensibilità e specificità. La metodica di real-time RT-PCR (Reverse Transcription-Polymerase Chain Reaction), che è quella più diffusa fra i test molecolari, permette, attraverso l’amplificazione dei geni virali maggiormente espressi, di rilevare la presenza del genoma virale oltre che in soggetti sintomatici, anche in presenza di bassa carica virale, spesso pre-sintomatici o asintomatici...].


Per questo motivo questo tipo di test, essendo in linea con le specifiche della WHO, per sensibilità e specificità è considerato il test di riferimento per la diagnosi di infezione da SARS-CoV-2 e per confermare l’avvenuta guarigione dei casi positivi.

Si attua mediante un un tampone introdotto in una narice e/o gola, che raccoglie secrezioni mucose nasali e non in un contesto di cellule superficiali. Generalmente, in funzioni di diverse variabili, la metodica RT-PCR si attua in alcune ore per cui entro circa un giorno si può avere la risposta. Il vantaggio principale di questo tipo di test è che risulta molto accurato, in particolare in termini di rilevamento di casi positivi e, di conseguenza, di non avere un numero significativo di falsi negativi e per questo motivo non devono essere quasi mai ripetuti. Un ulteriore vantaggio affatto trascurabile è che questo tipo di test può essere facilmente modificato man mano che il virus Sars-Cov-2 muta.


  • Test Salivare Molecolare: ( valido per l’ottenimento del green pass ).

Riprendiamo la circolare e leggiamo cosa vi è scritto [... La presenza di SARS-CoV-2 è stata dimostrata anche nei campioni salivari in individui asintomatici o pre-sintomatici. La saliva conterrebbe una carica virale significativamente più elevata in pazienti con fattori di rischio per COVID-19 di grave entità (sesso maschile, età avanzata, specifiche

condizioni patologiche respiratorie, cardiovascolari, oncologiche sottostanti e altre condizioni patologiche sistemiche e immunosoppressive) e sembrerebbe correlata ai sintomi di COVID-19, in particolare ad ageusia /disgeusia.

L'uso della saliva per la diagnosi di infezione da SARS-CoV-2 prevede un metodo di raccolta non invasivo, tuttavia la corretta raccolta del campione salivare è un passaggio cruciale. I campioni di saliva possono essere eterogenei (saliva orale, saliva orofaringea posteriore) e le diverse tecniche e sedi di raccolta possono avere un impatto sulla sensibilità del metodo. Inoltre i campioni di saliva possono essere mucosi e viscosi, determinando difficoltà di lavorazione con i metodi e le attrezzature automatizzate di estrazione dell'RNA o di estrazione/amplificazione esistenti...].


Date queste premesse, i test salivari molecolari costituiscono una buona alternativa al classico tampone molecolare rino-oro-faringeo soprattutto quando quest'ultimo non possa/voglia essere utilizzato e preferibilmente entro i primi cinque giorni dall'inizio dei sintomi. Anche questo tipo di test rileva tracce del materiale genetico del virus per cui è in grado di rilevare una infezione in atto di Sars-Cov-2.

Si procede alla raccolta del campione salivare con 3 modalità: 1) succhiando per un paio di minuti una sorta di piccola spugna, come si farebbe con un comune lecca-lecca, 2) masticando un bastoncino di cotone per circa un minuto, 3) prelevando la saliva che si è formata sul pavimento orale ( sputo ). Come per il tampone molecolare, il campione di saliva viene analizzato mediante la tecnica rt-Real Time PCR, il grado di affidabilità risulta piuttosto elevato, circa il 98% e molto dipende dall’accuratezza con cui viene raccolta la saliva. Nello specifico gli studi effettuati hanno rilevato un maggior grado di risposta con la saliva della parete posteriore dell’oro-faringe raccolta di prima mattina, mentre un grado inferiore si è riscontrata con il campione di saliva definito “sputo”. Questo tipo di test è certamente meno invasivo ed il risultato si può ottenere, al massimo entro un giorno.


  • Test Antigenico (Rapido): ( valido per l’ottenimento del green pass ).

I test antigenici sono di tipo qualitativo, differiscono dai test molecolari per il fatto che non ricercano tracce del materiale genetico (RNA) del virus SARS-CoV-2 bensì gli antigeni della componente superficiale virale, noti anche come proteina S spike o N nucleocapside che comprovano l’avvenuta esposizione al virus. Questi tipi di test sono noti come Test Rapidi Antigenici, sfruttano una metodica definita a LFT (a flusso laterale), vengono praticati utilizzando un tampone nasale (campioni raccolti dalle pareti nasali della narice) o un tampone rino-faringeo (campioni raccolti più in profondità nella cavità nasale), hanno un minor costo e richiedono tempi molto rapidi per una risposta, in genere 15-30 minuti. Volendo approfondire il discorso, questi test sono meno sensibili dei test molecolari, per cui i risultati negativi potrebbero dover essere confermati con un test molecolare, se il soggetto in esame presenta i sintomi tipici dell’infezione. Il CDC suggerisce alle persone che mostrano sintomi e risultano positive a un test dell'antigene di sottoporsi anche ad un un test molecolare per confermare il risultato.

Nota Importante: I Test Salivari Antigenici NON sono validi per l’ottenimento del green pass, dal momento che, come riportato dalla circolare [...esistono test antigenici rapidi che sono stati validati negli Stati membri dell'UE sulla base di campioni alternativi, come saliva, espettorato e/o feci che, tuttavia, attualmente non sono inclusi nell'elenco dei test antigenici rapidi concordato dal Comitato per la sicurezza sanitaria (HSC, Health Security Committee)...]. Ciò indica che siano ancora necessari studi per poter verificare se i test salivari antigenici, possano essere validati a tale utilizzo.


  • Test Sierologico: ( NON valido per l’ottenimento del green pass ).

Iniziamo con il sottolineare che questo test non ha alcuna valenza diagnostica e mediante un campione di sangue rileva se, in passato, si venuti in contatto con la Covid-19. Questo perché il nostro organismo, inizia a produrre anticorpi dopo aver contratto un’infezione ( anche a seguito dell’ inoculazione di un qualsivoglia vaccino ) e questo test, per l’appunto, rileva il titolo anticorpale che il sistema immunitario sviluppa in seguito alla pregressa infezione. Gli anticorpi o immunoglobuline, sono prodotti dai Linfociti B e sono rappresentati dalle immunoglobuline G (IgG) che indicano un’infezione passata, IgA che indicano un’infezione acuta e IgM che indicano un’infezione recente. Nel caso di un’infezione da Covid, le IgG iniziano a comparire alla fine della seconda settimana da quando sono iniziati i sintomi, quindi verso la fine della terza settimana da quando è stata contratta l'infezione da SARS-CoV-2.

Questo test può essere di 2 tipi:

Qualitativo (rapido) che si esegue analizzando con un kit specifico qualche goccia di sangue ottenuta con la puntura del polpastrello di un dito e indica solamente la presenza o l’assenza degli anticorpi.

Quantitativo che soppesa in modo attendibile ed accurato la quantità di anticorpi prodotti. Mediante un semplice  prelievo venoso si ottiene un campione di sangue che sarà valutato in laboratorio principalmente con 2 metodiche denominate CLIA o ELISA e per le quali saranno necessarie circa 2 ore per avere il risultato. Questo test risulta più affidabile rispetto al qualitativo, ed i risultati che fornisce consentono una valutazione temporale dei valori ottenuti.

L’affidabilita’ del test sierologico dipende da due fattori: la specificità e la sensibilità.  Una specificità bassa indica che il test riesce ad individuare degli anticorpi, ma non permette di capire se siano anticorpi contro la Covid-19 per cui alcuni soggetti, causa il falso positivo, credono di ritenersi immuni anche se in realtà non lo sono.

Una sensibilità bassa indica invece, che gli anticorpi sono individuati solo se presenti in grande quantità.

In ogni caso se il test sierologico risultasse positivo si avrebbe la certezza che il  soggetto in esame abbia prodotto anticorpi in seguito all’ avvenuto contatto con il virus ma non fornirebbe la garanzia di una protezione immunologica Vs l’infezione, non indicherebbe se e per quanto tempo il soggetto sarebbe protetto e non indicherebbe lo stato di guarigione e la sua potenziale capacità di trasmissione.

Al contrario se il risultato fosse negativo le cause potrebbero essere diverse, come non aver mai contratto l’infezione piuttosto che averla contratta ma in tempi molto recenti e quindi meno di una decina di giorni prima e quindi non aver avuto ancora il tempo di generare una risposta anticorpale o ancora averla contratta ma con lo sviluppo di una titolazione anticorpale che è al di sotto della soglia di rilevazione del test.

Faccio presente che un test di questo tipo con esito negativo non è in grado di escludere la presenza di una infezione asintomatica o in fase iniziale, con il rischio che il soggetto possa essere contagioso.


  • Test Fai Da Te: ( NON valido per l’ottenimento del green pass ).

Questo è un test antigenico rapido di tipo qualitivo, per cui fornisce solo indicazioni circa la presenza o meno della Covid-19, che si può svolgere nella propria abitazione, dal costo contenuto e che fornisce il risultati in circa un quarto d’ora. La raccolta del campione biologico nasale si effettua mediante un bastoncino ovattato (ma possono essere raccolte anche gocce di saliva ) che sarà analizzato con una metodica immunocromatografica di un apposito kit domestico.

Il grado di sensibilità di questo tipo di test è considerato limitato e quindi non sufficientemente idoneo ad essere paragonato agli altri tipi di test di cui abbiamo scritto. 

giovedì 9 settembre 2021

TERZA DOSE: RAGIONARE BENE MA NON IN TERMINI DI O BIANCO O NERO, PERCHÉ ALLO STATO ATTUALE NON È (ANCORA) POSSIBILE.

 


Scrivo questo post ben prima che una eventuale terza dose di vaccino venga codificata in termini di perché, quando, a chi e come e senza sapere se l’organismo politico deciderà o meno di renderla obbligatoria, ovviamente unitamente alla vaccinazione in generale. E lo faccio partendo dal presupposto che qualsiasi decisione politica in merito, debba risentire di forti implicazioni scientifiche e che [...quando esistono evidenze forti e generalmente condivise dalla comunità scientifica, la discussione non è legittima, e non è democratica, se non prende in considerazione queste evidenze, e se quindi si svolge come se queste evidenze non vi fossero…].Fortunatamente per tutti, oggi, grazie alla rete e a numerose quanto accreditate e trasparenti banche dati bibliografiche internazionali, chiunque ha la possibilità di accedere allo stato attuale delle conoscenze scientifiche attuali, e magari potendo contare su alcuni “free pass” a studi in fase di elaborazione preliminare, nonché alle evidenze sperimentali pregresse o in atto. Ciò che è molto più complesso, è addivenire ad una sintesi di tanto materiale, in modo da poter suggerire una risposta perfetta ad ogni domanda, dubbio o perplessità, che gli Studi stessi, molto spesso, sono i primi a mettere in luce. E questo è il motivo per cui, in campo scientifico, su alcune questioni ( non su tutte a Dio piacendo ),è impossibile esprimersi come se esistesse solo o il bianco o il nero.Mi rendo conto che gli organi di informazione in generale, vivano, per molte ragioni che qui non è opportuno elencare, di sensazionalismo allo stato puro, per intenderci “ l'uomo che morde il cane" fa più notizia del "cane che morde l'uomo". Così come è indubbio che la Scienza (quella con la S maiuscola) - essendo per definizione una conoscenza "in progress" - proceda attraverso errori e soluzioni perfettibili, ma sicuramente sufficienti a metterci al riparo dalla maggior parte dei pericoli (non tutti, purtroppo ed ad ora). Ed esistono, con buona pace dei più irriducibili quanto livorosi polemico-detrattori seriali, criteri oggettivi per definire ciò che è scienza e ciò che non lo è. E non mi riferisco alla Scienza come fonte di verità assolute, ma di verità dei fatti e che ha come diretto contro altare, non lo scetticismo, ma la menzogna più becera. Verità “dei fatti” che ben si distaccano dalle opinioni in egual misura di come le opinioni “dovrebbero” distinguersi dalle stronzate. Scritto questo doveroso preambolo, cerchiamo di capire cosa le evidenze scientifiche e gli studi clinici, ci suggeriscono circla terza dose di vaccino. Gli Stati Uniti prevedono di proporre una terza dose di richiamo per i vaccini Pfizer e Moderna a partire da Settembre, ( e questo in un periodo in cui proprio sui temi terza dose e vaccinazioni in età pediatrica non corre propriamente buon sangue tra FDA, con l’addio di Marion Gruber, ed Amministrazione Biden, “accusata” di dar maggiori attività regolatorie al CDC ) come contro misura a quella che per ora appare come una diminuzione del grado di protezione offerto dai vaccini e, se confermato ed in che misura, imputabile sia ad un declino della risposta anticorpale sia alle caratteristiche della variante Delta. Subito due precisazioni. La prima: questa evenienza non deve stupirci dal momento che ci troviamo di fronte ad un nuovo coronavirus, ed il nostro sistema immunitario, reagisce in modo diverso a seconda dei patogeni che deve affrontare. Del resto due vaccinazioni contro il morbillo ci proteggono per il resto della nostra vita, mentre dobbiamo sottoporci annualmente al vaccino anti influenzale e questo perché i vaccini, per farla semplice, imitano le infezioni “naturali”. La seconda: sino ad oggi, sono stati utilizzati in tutto il mondo ( non so se lo sapete, ma vale la pena controllare ) 22 vaccini anti CoV-19 con una somministrazioni di quasi 5 miliardi di dosi. Nella maggior parte dei casi, quando si sono manifestate reazioni, si trattava di reazioni lievi o molto lievi, ma in alcuni casi (sporadici se rapportati al numero delle somministrazioni ) si sono manifestate reazioni più serie e gravi ma sempre al di sotto della loro “naturale” incidenza annuale sulla popolazione. ( per chi desidera può approfondire a questi link: https://www.nih.gov, https://www.ema.europa.eu/en, https://www.aifa.gov.it, https://www.fda.gov, non proprio pochi insomma). Correttamente però, mi corre sottolineare come i dati oggi a disposizione su una eventuale terza dose, non siano ancora nella loro totalità definitivi, dal momento che l’intero apparato Accademico e Scientifico deve ancora appurare a che livello di risposta anticorpale scende il nostro sistema immunitario, in quanto tempo e stratificare queste informazioni tra le varie tipologie di persone per età, sesso e malattie pregresse o concomitanti, al fine di individuare un target preciso per una eventuale routinaria terza dose. Cito e commento tre studi che al momento, sono al vaglio in questo senso. Inizio con un recente Studio Israeliano, i cui risultati preliminari sono stati “resi noti” ;) a fine Agosto dal Maccabi Health Services ( https://www.maccabi4u.co.il/1781-he/Maccabi.aspx ) in cui si dimostra che solo 37 persone su 149.144, pari allo 0,02% sono risultate positive al Covid-19, dopo aver ricevuto la terza dose del vaccino Pfizer, mentre 1.064 persone su 675.630, ossia quasi lo 0,2% sono risultate positive dopo aver ricevuto solo due dosi di vaccino tra gennaio e febbraio. Il disegno dello studio prevedeva che le caratteristiche demografiche, fossero simili tra i due gruppi in esame. I ricercatori israeliani suggeriscono, in questa fase preliminare dell’elaborazione dello studio, che una terza dose di vaccino COVID-19 Pfizer (NYSE:PFE) e BioNTech (NISDQ:BNTX) porta a notevoli incrementi del grado di immunità nelle persone di età ≥ 60 anni e che il grado di protezione contro l’infezione, secondo gli scienziati del Gertner Institute e del KI Institute, aumenta di quattro volte 10 giorni dopo la somministrazione della terza dose. Inoltre, i pazienti che hanno ricevuto una terza dose hanno anche manifestato un grado di protezione contro le manifestazioni più gravi della malattie e le ospedalizzazioni, da 4 a 6 volte superiore, e la conclusione preliminare è stata che nelle persone con più di 60 anni, una terza dose di vaccino risulta essere efficace all’86% nella protezione verso le re-infezioni (anche asintomatiche o paucisintomatiche). In una recentissima intervista la Dr.ssa Anat Ekka Zohar (VP, Head of Quality, Research and Digital health Division at Maccabi Health care Services) ha dichiarato: “La tripla dose è la soluzione migliore per arginare l'attuale ondata di infezione”. Se volete, potete cercare qualche dato su questo studio a questo link: https://www.health.gov.il/English/Pages/HomePage.aspxIl secondo presupposto in letteratura riguarda un trial clinico iniziato a Maggio nel Regno Unito, che annovera tra  gli Autori principali il Proff. Saul Faust, Professore di immunologia pediatrica e malattie infettive, NIHR Wellcome Trust Clinical Research Facility, condotto per valutare se una terza dose di vaccino potrebbe aumentare il grado di protezione immunitaria Vs l’infezione da Covid-19, ed i cui risultati preliminari sono attesi per Settembre 2021. Quello di cui sono riuscito a venire a conoscenza, è che il disegno del Trial impone il reclutamento di quasi 3.000 partecipanticon lo scopo di valutare gli effetti  della somministrazione di una terza dose di ben sette vaccini, dei quali alcuni già largamente in uso ed altri ancora in fase di studio. I vaccini impiegati sono Pfizer, AstraZeneca e Moderna Johnson & Johnson, Novavax, Valneva e CureVac. Il Proff. Saul Faust, ha premesso che i risultati che si otterranno dovranno aiutare i decisori politici per pianificare una corretta ed efficace campagna vaccinale che includa anche una terza dose e con quale vaccino somministrarla. Il terzo studio, last but not least, imprescindibile a cui guardare è il seguente: “Reactogenicity and immunogenicity after a late second dose or a third dose of ChAdOx1 nCoV-19 in the UK: a substudy of two randomised controlled trials (COV001 and COV002)- Lancet 2021 01 Sep” ( https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC8409975/ ) dove per ChAdOx1 nCoV-19 si intende vaccino Oxford-AstraZeneca. Già il 21 Giugno sul sito della Oxford University si poteva leggere, in anteprima: Delayed second dose and third doses of the Oxford-AstraZeneca vaccine lead to heightened immune response to SARS-CoV-2ossia “La seconda dose ritardata e la terza dose del vaccino Oxford-AstraZeneca portano a una maggiore risposta immunitaria contro il SARS-CoV-2” ( https://www.ox.ac.uk/news/2021-06-28-delayed-second-dose-and-third-doses-oxford-astrazeneca-vaccine-lead-heightened ). Per chi fosse interessato a maggiori informazioni sullo studio può contattare Gen Juillet, Media Relations Manager presso l’Università di Oxford alla seguente mail: gen.juillet@admin.ox.ac.ukMa ritorniamo allo studio pubblicato su Lancet il primo Settembre e linkabile anche allo studio: “Longer intervals and extra doses of ChAdOx1 nCoV-19 vaccine” :(https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(21)01817-1/fulltext ). Il Trial è partito dal presupposto che, a causa della carenza di fornitura dei vaccini, si poteva compromettere il grado di immunizzazione in alcuni Paesi, dal momento che si doveva allungare l’intervallo di somministrazione tra la prima e la seconda dose, mentre nei Paesi senza alcun problema di approvvigionamento, si iniziava a valutare l’ipotesi di una terza dose. I ricercatori hanno valutato:

1 La persistenza del grado di immunogenicità dopo una singola dose di ChAdOx1 nCoV-19 (AZD1222).

2 Il grado di immunizzazione dopo aver esteso l’intervallo tra la prima e la seconda dose a 44-45 settimane.

3 La risposta ad una terza dose come richiamo, somministrata 28-38 settimane dopo la seconda dose.

L’età dei volontari dello studio era compreso nel range 18-55 anni. Il trial suggerisce, riassumendo, che estendere l’intervallo prima della seconda dose di vaccino porta ad un aumento del titolo anticorpale ed al contempo una terza dose di richiamo induce la formazione di anticorpi in grado di aumentare significativamente l’efficacia della seconda dose attraverso un aumento della risposta anticorpale indotta dai Linfociti T. Ehm…ecco cosa si dovrebbe intendere per “referenze” e chi vuol capire capisca; nel caso contrario…bhè…i fatti ed i dati restano sempre questi. :-))). Aggiungo che anche il National Institutes of Health ha recentemente annunciato di aver iniziato un nuovo trial clinico su persone totalmente coperte dal vaccino – con qualsiasi vaccino autorizzato – per vedere se una terza dose del vaccino aumenterà la produzione anticorpale e se prolungherà la protezione contro l'infezione dal virus. (https://clinicaltrials.gov/ct2/show/NCT04889209). Come ha recentemente affermato in una intervista la dott.ssa Kirsten Lyke, esperta di vaccini presso la School of Medicine dell'Università del Maryland e leader dello studio sulla somministrazione del richiamo del NIH, “ non si possono ancora avere certezze assolute sulla durata della attuale protezione vaccinale dal momento che le persone hanno iniziato a vaccinarsi in gran numero solo pochi mesi fa. Ma le prime evidenze sono incoraggianti perché i livelli di copertura anticorpale stanno calando, ma gradualmente.  Quindi è ragionevole dedurre che  con questo lento tasso di declino, la protezione indotta dai vaccini rimarrà significativa  per almeno 8-12 mesi, mentre le persone che sono state precedentemente infettate e poi hanno ricevuto il vaccino possono godere di un grado di protezione ancora più elevato”. Sempre in un’altra intervista  il Dr. Scott Hensley, immunologo dell'Università della Pennsylvania ha anche posto l’accento sul fatto che “alcuni vaccini anti-covid, garantiranno un grado di protezione nel tempo diverso da altri, a secondo delle loro caratteristiche”. Concludo sottolineando, se mai ce ne fosse di bisogno, che la ricerca prosegue giorno dopo giorno, e che onde poter registrare di quanto la risposta immunitaria possa scemare nel tempo, per questo genere di vaccino/patogeno, sono allo studio alcuni Marcatori Biologici anche noti come Correlates of Protection Markers che segnano la soglia sotto la quale la risposta anticorpale non viene più garantita dalla protezione vaccinale. Anche varianti e mix-vaccinali, giocano un ruolo assolutamente non secondario a riguardo della somministrazione di una terza dose, ma di questo parleremo in un altro articolo.